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Il più antico tricolore italiano esistente (Museo del Risorgimento, Milano)

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Breve storia del Tricolore italiano

«Sii benedetta! Benedetta nell’immacolata origine, benedetta nella via di prove e di sventure per cui immacolata ancora procedesti, benedetta nella battaglia e nella vittoria, ora e sempre, nei secoli! Non rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci, nel santo vessillo; ma i colori della nostra primavera e del nostro paese, dal Cenisio all’Etna; le nevi delle alpi, l’aprile delle valli, le fiamme dei vulcani.
E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e si augusta: il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l’anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de’ poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi.
E subito il popolo cantò alla sua bandiera ch’ella era la più bella di tutte e che sempre voleva lei e con lei la libertà!»

Giosuè Carducci
[Discorso tenuto per celebrare
il 1º Centenario
della nascita del Tricolore
Reggio Emilia, 7 gennaio 1897]

 

Fu 150 anni fa (1861-2011) che venne proclamato il Regno d’Italia da parte del Re Vittorio Emanuele II di Savoia (Vittorio Emanuele Maria Alberto Eugenio Ferdinando Tommaso di Savoia, nato a Torino il 14 marzo 1820 e morto a Roma il 9 gennaio 1878) è stato l’ultimo re di Sardegna (dal 1849 al 1861) e il primo re d’Italia (dal 1861 al 1878). Coadiuvato dal primo ministro Camillo Benso conte di Cavour, portò a compimento il Risorgimento e il processo di unificazione italiana, guadagnandosi l’appellativo di “Padre della Patria”.

Tale unificazione ha dato vita a quello Stato che attualmente coincide, per la maggior parte, con l’Italia geografica. Fin dall’antichità in Italia si sono insediati vari regni. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476, si sono susseguiti una serie di regni guidati da re Ostrogoti. In seguito, quando i Longobardi nel 568 invasero l’Italia, instaurarono un loro regno che durò fino all’avvento di Carlo Magno e dei re franchi. Con la conquista del regno longobardo da parte di Carlo Magno, questi assegnò il titolo di Re d’Italia al figlio Pipino (781), attribuendogli altresì i territori del cessato regno. Poi l’onore regale fu ereditato dal figlio di Pipino, Bernardo, e il titolo fu appannaggio del primogenito dell’Imperatore Ludovico il Pio, Lotario, e successivamente del primogenito di quest’ultimo, Ludovico II. Con l’ascesa al trono imperiale di Ludovico II, la dignità regale divenne condizione necessaria per ottenere quella imperiale. Tuttavia, solo dopo l’incoronazione imperiale di Corrado II (1026) i due titoli divennero strettamente legati.

Ma questo articolo vuole essere una breve storia sulla bandiera italiana, e non sui i vari regnanti italiani anche se le due storie sono parallele.

In principio, la nascita del tricolore lo si deve ai due studenti Luigi Zamboni di Bologna e Giovan Battista De Rolandis di Castell’Alfero dove a casa dello Zamboni, nel settembre del 1794, viene tenuta una riunione in cui si sono decisi i tre colori. A Bologna i due studenti hanno iniziato così ad attaccare manifesti contro il governo pontificio e a distribuire coccarde verdi, bianche e rosse.

La madre (Brigida Borghi) e la zia dello Zamboni (Barbara Borghi) prepararono bandiere tricolori, coccarde e tracolle nel retrobottega presso “il Canton dei Fiori” coi due colori civici di Bologna ed Asti (bianco e rosso); le fodere dei manufatti erano fatte in verde. Le coccarde erano composte da tre fettucce di tre colori – verde, bianca e rossa – cucite in quest’ordine e simboleggianti la giustizia, l’eguaglianza e la libertà, fermi ideali di ogni democrazia. Erano simili alle coccarde della Rivoluzione Francese, ma come De Rolandis spiegò al Tribunale dell’Inquisizione, “è stato sostituito il turchino col verde per non far da scimmia alla Francia”. Il loro moto voleva quindi essere assolutamente indipendente, e non suggerito dagli sostenitori di Napoleone.

Il più antico tricolore italiano esistente (Museo del Risorgimento, Milano)I due studenti poi verranno arrestati dalle guardie pontificie e giustiziati. Un primo tricolore lo si può trovare come Vessillo Militare dei Cacciatori a Cavallo della Legione Lombarda che lo esibì alla testa delle formazioni dei patrioti italiani che nell’ottobre 1796 si arruolarono volontariamente nell’Armata d’Italia per combattere contro l’Austria (nella campagna d’Italia). Napoleone, entrato da vincitore a Milano il 10 maggio 1796, promosse l’organizzazione della “Legione Lombarda”, nella quale ognuna delle sette coorti “avrà il suo stendardo tricolorato Nazionale Lombardo distinto per numero, ed ornato degl’emblemi della Libertà”.

A Milano, Napoleone consegnò alla Guardia Nazionale uno stendardo con i colori verde, bianco e rosso, ossia gli stessi colori che diverranno distintivi della Repubblica Cisalpina. Nel corso di tale cerimonia Napoleone disse: “Visto che loro (i due studenti) hanno scelto questi tre colori, così siano”.

Non era quella una bandiera nazionale ma il suo preludio.

Dopo la metà di giugno, i francesi invasero l’Emilia e la Romagna, territori occupati dalla Chiesa, suscitando clamori nella varie città giunte giacobine, alzando alberi della libertà e trovando un appoggio popolare più deciso (altrove era piuttosto scarso). In quelle regioni il sentimento antiaustriaco era forte e alla fine di quell’estate scoppiò a Reggio Emilia una vera e propria rivoluzione contro l’Austria.

Il 13 ottobre le truppe francesi occuparono anche Modena, ponendo fine all’indipendenza di quel ducato. Il 16 successivo, nella stessa città, Napoleone riunì i delegati di quattro province: Bologna, Ferrara, Modena e Reggio e da quella assemblea sorse la Federazione Cispadana, diventata poi Repubblica in dicembre. Dal 27 dicembre 1796 al 9 gennaio 1797, si tenne a Reggio Emilia nella sala dell’Archivio Ducale, un congresso dei delegati delle quattro province e nell’assemblea del 7 gennaio fu decisa per la Repubblica una vera bandiera nazionale (decisione ratificata il 25 febbraio successivo).

Bandiera della Repubblica Cispadana (7 gennaio 1797 - 17 luglio 1797)Era il primo tricolore italiano: rosso, bianco e verde a strisce orizzontali. Al centro portava le iniziali della repubblica (R e C) e un emblema costituito da una faretra, accollata a un trofeo bellico, con quattro frecce che simboleggiavano le quattro province originali della federazione padana; il tutto entro una corona di alloro. Poche settimane dopo questi fatti, si aggiunse una quinta provincia, Massa, ma non si sa se un quinto dardo sia mai comparso nella faretra.

Bandiera della Repubblica Cisalpina (1797-1802)Pochi mesi dopo, il 29 giugno 1797, fu proclamata l’unificazione tra la Repubblica Transpadana (ex Ducato di Milano) e la Repubblica Cispadana creando la Repubblica Cisalpina con capitale a Milano.

L’11 maggio 1798, fu precisata la forma del tricolore. Diventò a strisce verticali come oggi, e come oggi non portava nessun emblema; il drappo di solito era quadrato.

Il 26 gennaio 1802 Napoleone si autoproclamò presidente della Repubblica Cisalpina, che ribattezzò in Repubblica Italiana (o Italica) allo scopo di riscaldare i cuori dei patrioti italiani. Ma poco dopo, il 20 agosto, cambiò anche la bandiera su proposta del Ministro della Guerra Trivulzi. Il Governo della Repubblica approva il cambiamento della “Bandiera di terra e di mare” dello Stato. Bandiera della Repubblica Italiana (1802-1805)La forma del nuovo vessillo sarà, “un quadrato a fondo rosso, in cui è inserito un rombo a fondo bianco, contenente un altro quadrato a fondo verde”. La decisione adottata resterà in vigore, immutata anche dopo la promulgazione del Regno d’Italia, fino al 1814.

Il tricolore cisalpino, forse ritenuto o troppo simile a quello francese o troppo rivoluzionario, fu riarrangiato nel 1802 in un nuovo disegno.

Nel 1804 una nuova costituzione fu presentata ai francesi. Essa assegnava al Bonaparte il titolo di Primo Imperatore. Accadeva che, dal ventre stesso della rivoluzione, scoppiata per cacciare la monarchia dalla Francia, nascesse un nuovo Impero. Il 2 dicembre 1804, a Parigi nella cattedrale di Notre Dame Napoleone era incoronato Imperatore dei Francesi.

Bandiera del Regno Italico (marzo/aprile 1805 - primavera 1814)Il nuovo ordine si riverberò presto in Italia. La Repubblica Italiana diventò un regno e il 26 maggio del 1805, nella cattedrale di Milano, Napoleone fu incoronato re d’Italia con la corona ferrea dei re Longobardi. Il nuovo Regno Italico non cambiò sostanzialmente bandiera, ma al centro del drappo, rettangolare e valido per tutti gli usi, fu posta l’aquila imperiale d’oro napoleonica recante sul petto lo stemma di stato dall’araldica incerta, caratteristica di quel periodo.

Il regno cessò di esistere con la fine del periodo napoleonico: il 6 aprile 1814, Napoleone si disse pronto ad abdicare, atto che fu formalizzato il giorno 11; furono abolite anche le varie repubbliche.

Il tricolore venne di nuovo sventolato durante i moti liberali del febbraio 1831 di Modena. A Marsiglia, Giuseppe Mazzini fonda la “Giovine Italia“: la bandiera della nuova associazione rivoluzionaria avrà i colori bianco, rosso e verde, con le scritte: “Libertà, Uguaglianza, Umanità” da un lato e “Unità, Indipendenza” dall’altro.

Bandiera del Regno di Sardegna e poi de Regno d'Italia (1861-1946)Dal 1848 un’ondata rivoluzionaria percorre tutta l’Europa, e nei vari stati italiani si usarono bandiere tricolore con l’aggiunta di stemmi locali. Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto Re di Sardegna rompe gli indugi dichiarando guerra all’Austria. Ha inizio la prima Guerra di Indipendenza. Lo stesso re ordina che “le truppe che entreranno sul suolo lombardo inalberino ed assumano la bandiera italiana bianca, rossa e verde, con in mezzo lo scudo di Savoia (croce bianca in campo rosso)”. L’incarico di disegnare il modello della nuova bandiera fu affidato a Bigotti, segretario del Ministro dell’Interno.

Bandiera della Repubblica Romana (12 febbraio 1849 - 15 luglio 1849) del Museo del Risorgimento di MilanoIl 9 febbraio 1849 si costituisce la Repubblica Romana che decreta la fine del potere temporale di Papa Pio IX e adotta come bandiera il tricolore, come del resto già avevano fatto i governi provvisori dei Ducati dell’Italia settentrionale sorti dopo la fuga degli antichi sovrani. L’estrema difesa della Repubblica dagli attacchi delle truppe francesi, capeggiata da Garibaldi, vede il sacrificio, tra gli altri, anche di Goffredo Mameli, autore dell’inno nazionale. Il motto della Seconda Repubblica Romana fu: “Dio e Popolo”. La bandiera di pace era senza scritta, mentre quella di guerra al centro reca l’acronimo RR, che sta per Repubblica Romana.

Il 18 febbraio 1861 si riunisce a Torino il primo Parlamento italiano e il 17 marzo viene proclamata la costituzione del Regno d’Italia. Il nuovo Stato adotta tacitamente come bandiera nazionale quella del Regno di Sardegna: il tricolore con lo stemma dei Savoia, orlato d’azzurro e sormontato dalla corona reale in guerra e come bandiera di stato (vedi figura precedente).

Durante il periodo del regime fascista e quindi della seconda Guerra Mondiale, il 23 settembre 1943 venne fondata la Repubblica Sociale Italiana (conosciuta come Repubblica di Salò). La bandiera civile era il tricolore mentre quella di guerra era rappresentata dal tricolore con al centro l’aquila nera e il fascio, emblemi ricorrenti della simbologia fascista, mutuati dalla antica Roma. Questo Stato fu cancellato il 25 aprile 1945 con la liberazione da parte degli alleati.

Bandiera della Repubblica Italiana (1946-oggi)Il 18 giugno 1946 a seguito di un referendum, lo Stato italiano divenne la Repubblica italiana. Con la pubblicazione della Costituzione della Repubblica italiana del 27 dicembre 1947, l’art. 12 proclama: “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.”

Il tricolore, nel corso degli anni ha subìto leggere modifiche nell’intensità dei colori.

La Festa del Tricolore è il 7 gennaio.

Leggendo questo articolo con l’Inno di Mameli in sottofondo, come si fa a non sentirsi orgogliosi, nel bene e nel male, nel essere o nel sentirsi italiani?

“Gl’Italiani hanno voluto far un’Italia nuova, e loro rimanere gl’Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ab antico la loro rovina; […] pensano a riformare l’Italia, e nessuno s’accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro.”

 Massimo Taparelli, Marchese d’Azeglio

 

Fonti

WikiPedia.org (per alcune immagini)
Tricolore.it
RadioMarconi.com
Quirinale.it
Cisv.it
www.rbvex.it (Roberto Breschi)
Regiamarina.net 

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