C.E.R.N.: ricreata in laboratorio la ‘zuppa primordiale’

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La macchina LHC (Large Hadron Collider)

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C.E.R.N.: ricreata in laboratorio la ‘zuppa primordiale’

Roma, 26 Novembre 2010. Nuovo successo al C.E.R.N. di Ginevra. LHC (il Large Hadron Collider) il più grande accelleratore nucleare al mondo nonché la più potente macchina della scienza mai costruita dall’uomo, ha infatti ricreato in laboratorio la ‘zuppa primordiale’, quel pizzico di materia esistita nei primi istanti di vita dell’Universo successivi al Big Bang.

L’annuncio è arrivato il 26/11/2010 dal Centro Europeo di Ricerche Nucleari di Ginevra. “Durante i run di queste settimane con ioni pesanti, è stato osservato per la prima volta dall’esperimento Atlas il fenomeno del jet quenching, probabile indizio”, afferma l’I.N.F.N., “della produzione in laboratorio della zuppa di quark e gluoni che costituiva l’Universo primordiale, il cosidddetto Quark Gluon Plasma”.

La macchina LHC (Large Hadron Collider) “Solitamente”, spiega Leonardo Rossi, responsabile I.N.F.N. dell’esperimento Atlas, “le collisioni producono getti di particelle in modo simmetrico in tutte le direzioni”.

“L’osservazione di jet sbilanciati non è spiegabile con la fisica conosciuta fino ad ora. Questa asimmetria”, aggiunge, “potrebbe essere dovuta alla formazione del plasma di quark e gluoni che attenua i getti di particelle che lo attraversano”. Questo risultato, in corso di pubblicazione su Physical Review Letters, costituirebbe la prima dimostrazione della possibilità di riprodurre ad LHC le condizioni fisiche dei primissimi istanti dell’Universo. “L’esperimento Alice“, sottolinea l’I.N.F.N., “aveva pubblicato già nelle scorse settimane i primi risultati sulle collisioni di ioni pesanti, mentre l’esperimento CMS, che ha osservato a sua volta il fenomeno del jet quenching, si prepara a pubblicare i suoi risultati”.

“È davvero impressionante la rapidità con la quale gli esperimenti sono arrivati a questi risultati e che riguardano una fisica davvero molto complessa”, commenta il direttore per la ricerca del C.E.R.N., Sergio Bertolucci.

“Stiamo dando un esempio perfetto”, aggiunge Bertolucci, “di come competizione e collaborazione assieme siano fattori chiave del nostro campo di ricerca”. Al C.E.R.N., infatti, i differenti esperimenti di LHC stanno raccoglinendo già una messe enorme di dati e Bertolucci sottolinea che “gli esperimenti sono in gara per chi arriva a pubblicare per primo ma”, aggiunge il fisico italiano, “nello stesso tempo c’è una collaborazione molto forte per assemblare i risultati in un unico scenario”.

“Con le collisioni nucleari, Lhc sta di fatto diventando una fantastica macchina ‘Big Bang'”, gli fa eco il fisico del C.E.R.N. Jurgen Schukraft, responsabile dell’esperimento Alice di LHC.

L'area coinvolta da LHC (Large Hadron Collider)“È un risultato veramente eccitante di cui essere orgogliosi”, dice dal canto suo la fisica italiana Fabiola Gianotti, responsabile (spokperson) dell’esperimento Atlas. Per Gianotti questo risultato è il frutto della collaborazione fra i diversi esperimenti che lavorano nel grande anello di LHC e sottolinea anche il ruolo dei giovani ricercatori nel traguardo appena segnato.

“È un risultato raggiunto davvero in poco tempo anche grazie, in particolare”, afferma Gianotti, “alla dedizione e all’entusiasmo dei giovani scienziati”. Il fenomeno del jet quenching, probabile indizio della produzione in laboratorio della zuppa di quark e gluoni che costituiva l’universo primordiale, il cosidddetto Quark Gluon Plasma, è stato osservato dall’esperimento Atlas guidato da Gianotti, un esperimento che ha come obiettivo proprio scoprire la materia primordiale. L’Italia è rappresentata in Atlas dal fisico italiano Leonardo Rossi dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (I.N.F.N.).

 

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