I Protocolli dei Savi Anziani di Sion
I Protocolli dei Savi Anziani di Sion
di Sergyei Nilus
[titolo originale: Протоколы сионских мудрецов]
INTRODUZIONE
Uomini siate, e non pecore matte,
Sì che ‘l giudeo tra voi di voi non rida.
(Dante: Par. c. V; v. 80, 81)
Il Times di Londra l’8 maggio 1920 dava un largo sunto dei “Protocolli dei Savi Anziani di Sion“, annunziando che questi furono pubblicati in Russia a Tsarkoye Sielo nel 1905 e che la biblioteca del British Museum ne possedeva una copia col timbro di entrata del 10 agosto 1906, n. 3926 d 17.
L’autorità del giornale richiamava sulla pubblicazione l’attenzione degli studiosi e degli uomini politici, l’opinione pubblica ne fu commossa e le edizioni si vennero moltiplicando mentre quelle esistenti si diffondevano rapidamente. Tra queste le più notevoli sono: quella tedesca di Gottfried Zur Beek: Die Geheimnisse der Weisen von Zion (I misteri dei saggi di Sion) edita a Charlottenburg dall’Auf Vorposten (1919, 4° piccolo pp. 256) con una importante bibliografia sulla quistione ebraica, e due edizioni inglesi, la prima edita sui primi del 1920 a Boston (Small Majnard and C.), la seconda edita a Londra (The Britons: 62 Oxford Street) Protocols of the Learned Elders of Zion. Sono poi seguite numerose edizioni in Francia, Polonia, ecc.
Una grave questione si è dibattuta recentemente sull’autenticità dei Protocolli. Noi non vogliamo dissimularla, sia per omaggio alla verità, sia perché i poco scrupolosi non ne abusino. Anzi noi eviteremo di voler risolvere quella quistione nel senso formale, e d’altronde la discussione è troppo lunga e complessa perché qui possiamo riprodurla, tanto più che vi sono sempre convinti sostenitori d’ambo le parti. A mo’ di esempio rammenteremo questo punto: il fatto indiscutibile innanzi accennato che i Protocolli furono pubblicati in Russia nel 1905 (l’anno seguente il British Museum ne registrava una copia) è citato dagli assertori dell’autenticità come una prova, giacché nessuno potrà dire che la prodigiosa realizzazione odierna dei Protocolli sia il volgare trucco di una opera stampata après coup con una data anteriore. I negatori dell’autenticità citano questo stesso fatto per la loro tesi, dicendo che quando in Russia comparvero i Protocolli, e poi furono ripubblicati, essi non furono presi in considerazione dagli stessi giornali e circoli antisemiti russi che pur avevano tutto l’interesse di farlo: segno, dicono i negatori della autenticità, che si sapeva esser quello un prodotto della celebre “Okhrana”.
Come vedono i nostri lettori, c’è da continuare per un pezzo sulla stessa strada. Ebbene noi taglieremo corto con questa semplice affermazione: il suddetto dibattito verte materialmente sull’autenticità propriamente detta del documento, cioè se realmente gli “Anziani di Sion” si siano radunati nel tale anno e luogo, ed abbiano redatto, parola per parola, quei Protocolli. Ma un’altra quistione, meno formale e più sostanziale, s’impone: quella della loro veridicità.
Nessuno nega che un programma reso pubblico nel 1905 abbia oggi il suo pieno, stupefacente, spaventoso adempimento, e non solo in genere ma in molti punti particolari. O il documento è formalmente autentico, od esso fu compilato su varii documenti autentici e su informazioni sicure, dando a queste membra sparse una unità di corpo.
Ora, ogni onesto e intelligente lettore troverà che nell’uno e nell’altro caso il documento è prezioso. E come tale lo presentiamo al pubblico italiano.
Quando nel 1905 il professor Sergyei Nilus rivelava, con la pubblicazione dei Protocolli, il piano di conquista politica del Sionismo ribelle ed oppresso, era ben lungi dal supporre che – quindici anni dopo – la sua pubblicazione sarebbe apparsa come la voce profetica alla quale il mondo ebbe il torto di non dare a suo tempo ascolto.
Oggi una parte del terribile piano è attuata.
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