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Fig. 1: Strati rocciosi alternati: in grigio un deposito piroclastico ricco in potassio e sodio; in ocra un deposito di “Surge” con la presenza di un’Impattite

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I Vulcani della Sicilia

La Sicilia ospita la maggior parte dei vulcani attivi italiani, e tra questi il più famoso è sicuramente l’Etna. Il vulcano che domina Catania non è tuttavia il solo che merita di essere citato, poiché questa regione ospita anche un arco di isole vulcaniche ancora in piena attività. Le Isole Eolie, o Isole Lipari, collocate nel Mar Tirreno, a nord della Sicilia, sono luoghi non solamente turistici, ma anche di enorme interesse geologico.

GENESI DELLE ISOLE EOLIE

La geologia dell’Arco Eoliano è legata all’evoluzione dell’intero bacino tirrenico nell’arco degli ultimi 100 milioni di anni, nel momento in cui è iniziata la compressione del continente africano verso quello euroasiatico, la quale ha determinato la subduzione della crosta oceanica interposta.

Fig. 1: Strati rocciosi alternati: in grigio un deposito piroclastico ricco in potassio e sodio; in ocra un deposito di “Surge” con la presenza di un’Impattite

Lo scontro tra la dalla placca africana e quella euroasiatica è avvenuto seguendo una rotazione su di un polo localizzato a largo del Marocco, ed in questa fase è stata prodotta la massima spinta per il sollevamento della catena alpina, con la messa in posto dei corpi plutonici principali.

A partire dal Quaternario (2,58 milioni di anni fa) si è osservata la formazione e lo sviluppo dell’arco magmatico costituito dai prodotti prevalentemente calcalcalini delle Isole Eolie.

L’Arcipelago Eoliano, comprende le otto isole di Alicudi, Filicudi, Salina, Lipari, Vulcano, Panarea, Basiluzzo e Stromboli. Tra queste, Lipari, Vulcano e Stromboli sono quelle che testimoniano maggiormente di attività vulcanica.

LIPARI

Lipari, la maggiore isola dell’Arcipelago Eoliano (37,6 km2), è la porzione emersa di un grande apparato vulcanico, alto circa 1500 metri che parte da una profondità di circa 1000 metri sotto il livello del mare ed arriva sino ai 602 metri s.l.m. del Monte Chirica.

Fig. 2: Ossidiana

Le rocce più antiche dell’isola hanno età superiore ai 200.000 anni, mentre le più recenti risalgono al VI sec. d.C. Le testimonianze ancora presenti di un’origine vulcanica sono le fumarole e le sorgenti termali (con temperature fino a 90°C), insieme alle cave di Caolino, minerali argillosi che hanno subito processi di idrotermalizzazione.

Scendendo attraverso i sentieri dell’isola si incontrano numerosi affioramenti, in cui si osserva l’intera successione degli eventi eruttivi che hanno permesso la messa in posto del vulcano.

Nella Fig. 1 è rappresentata una successione di eventi eruttivi, composta da un deposito di flusso di alta temperatura (500°C) ed alta velocità laminare detto “Surge”, ricoperto poi da uno strato più sottile piroclastico, detto Riolite. Si nota come, prima della solidificazione del Surge, sia penetrato nel deposito ancora plastico, un clasto da impatto, o Impattite.

In alcuni punti dell’isola si osservano anche colate di ossidiana vetrose, con dimensioni considerevoli, superiori al metro (Fig. 2). La particolarità di questi depositi vulcanici è l’aspetto lucido, a bande chiare e scure alternate. Anche se oggi viene usata nei gioielli, l’ossidiana era utilizzata nell’antichità per la creazione di punte di frecce taglienti e spesso letali.

Fig. 3: Fumarole attive sul cratere

VULCANO

Vulcano è una delle isole più recenti dell’Arcipelago Eoliano e, insieme a Stromboli, presenta attività vulcanica attuale. L’isola, che s’innalza per più di 600 metri da una profondità di più di 1000 m, sorge, insieme a Lipari e Salina, lungo la stessa struttura litosferica ribassata orientata NNW-SSE.

Questo apparato è composto da diversi centri vulcanici: oltre al cratere sommitale (Fig. 3), che presenta fumarole in attività, all’estremità dell’isola vi è la piattaforma vulcanica di Vulcanello , costituita da 3 centri vulcanici con magmatismo anomalo ultrapotassico con lave a leucite. La particolarità di questa bocca è che la composizione delle lave è differente da quella di Vulcano, anche se fanno parte dello stesso apparato vulcanico e sono in linea d’aria molto ravvicinate.

Fig. 4: Una 'bomba' lanciata dal cratere

Le eruzioni vulcaniche sono caratterizzate da impulsi brevi, con interazioni di acqua e lancio di bombe con fratture radiali (Fig. 4), fino a 500 metri dal cratere. La differenza tra i magmi di Vulcano e di Vulcanello è dovuta alle diverse profondità e temperature dei magmi nelle zone di mantello. Sulla cima di Vulcano, nelle fumarole, vi sono cristalli in vari colori, tra cui sali di rame ed arsenico, detti Realgar (rosso), cristalli di boro (bianco) e cristalli di zolfo , gialli (Fig. 5).

STROMBOLI

Stromboli è un’isola di formazione molto recente, l’ultima fra l’Eolie ad essere emersa dal mare. Probabilmente la sua nascita è stata preceduta da quella dello Strombolicchio, un piccolo vulcano di cui l’ultimo resto è lo scoglio isolato nel mare, ad una distanza di un 1,5 km dall’isola attuale.

Fig. 5: Cristalli di Boro e di Zolfo

Lo Stromboli è in attività più o meno continua da almeno 2000 anni ed è oggi caratterizzato da un magmatismo di tipo basico (SiO2 < 53%.) con bassa viscosità.

L’attività che attualmente è prevalente viene chiamata attività stromboliana e consiste in esplosioni quasi continue con lancio di scorie incandescenti con poca cenere e qualche blocco solido dalle bocche eruttive. Caratteristiche di Stromboli sono le escursioni verso la cima del vulcano, diurne o notturne, che regalano immagini spettacolari delle 5 bocche in piena attività (con temperature attorno ai 1100°C), come si nota in Fig. 6.

GENESI DELL’ETNA E STRUTTURE OSSERVATE

Il Monte Etna è un grande strato-vulcano (ricopre un’area di circa 1250 km2) di natura basaltica, alto circa 3330 m, situato lungo la costa orientale della Sicilia. Esso si localizza in corrispondenza della zona di collisione tra le già citate placca Euro-Asiatica a nord ed Africana a sud. Lo sviluppo di un vulcanismo di tipo basaltico è legato alla presenza di un importante sistema di faglie crostali, detto Scarpata Ibleo-Maltese, che disloca la crosta della Sicilia orientale permettendo la risalita del magma dal mantello.

Fig. 6: Stromboli in eruzione notturna

L’attività eruttiva dell’Etna ha avuto inizio 500000 anni fa, con le prime eruzioni, di tipo sottomarino, i cui prodotti si trovano sulle coste di Catania, in particolare ad Aci Trezza ed Aci Castello, luoghi cari alla letteratura italiana, in cui erano ambientati “I Malavoglia” del Verga.

Queste prime eruzioni hanno creato le celebri colate a “Pillow Lavas“, o Lave a Cuscino, chiamate così per via della loro forma a strati concentrici, arrotondati dall’acqua. Queste forme si generano con eruzioni effusive di lava, la quale viene raffreddata ed arrotondata dalla pressione idrostatica. La superficie risulta così vetrosa, per il contatto con l’acqua, e l’interno radiale. Una volta depositati, questi Pillows sono saldati tra loro, ed oggi sono visibili questi pavimenti di lave nel porto di Aci Castello (Fig. 7).

Con il passare del tempo, il graduale sollevamento della costa della Sicilia orientale ha causato la chiusura del bacino di avanfossa e la sua emersione. Durante la fase successiva, che arriva fino a circa 100000 anni fa, l’attività eruttiva si concentra lungo la costa Ionica in corrispondenza del sistema di faglie dirette denominato delle Timpe, ovvero la prosecuzione settentrionale della Scarpata Ibleo-Maltese nella regione etnea. In questo lungo periodo eruttivo si verificavano anche sporadiche eruzioni fissurali lungo la Valle del Fiume Simeto fino alla costa (Gole dell’Alcantara).

Fig. 7: Pillows

Le forme particolari delle gole sono dovute ad una colata spessa, in cui la parte interna si raffredda lentamente generando strutture porfiriche con lave basaltiche poco viscose (SiO2 al 50%) fluide, le quali macroscopicamente danno fessurazioni colonnari con prismi esagonali (contrazione di volume in risposta ad abbassamento di temperatura). Le fessurazioni colonnari sono perpendicolari alla direzione del massimo raffreddamento (superficie esposta all’aria). Nella Fig. 8 sono perfettamente visibili questi prismi esagonali basaltici, visibili all’interno della Valle del Fiume Simeto (Gole dell’Alcantara).

Fig. 8: Gole dell'Alcantara

In seguito, l’attività eruttiva si sposta dalla zona della costa Ionica verso l’area dell’Etna attuale. Da un’attività di tipo fissurale, come quella che ha caratterizzato colate a Pillows ed a prismi, si passa gradualmente ad un’attività di tipo centrale caratterizzata sia da eruzioni effusive che esplosive. In questo periodo si forma il principale centro eruttivo di questa fase: il vulcano Trifoglietto, che raggiunge un’altezza massima di circa 2400 m. Oggi le prove dell’esistenza di questo vulcano sono visibili lungo le pareti dell’enorme Valle del Bove (7 x 8 Km) che si allarga sul fianco dell’edificio vulcanico dell’Etna. Questa Valle è tuttora studiata, e l’ipotesi principale riguardo la sua formazione la definisce come una serie di collassi successivi dei centri alcalini antichi (Fig. 9).

Fig. 9: Valle del BoveInfine, l’ultima fase della storia dell’Etna inizia circa 60000 anni fa, quando si verifica un’ulteriore spostamento dell’attività eruttiva verso Nord-Ovest, dopo la fine dell’attività dei Centri della Valle del Bove. Si forma così un più grosso centro eruttivo, denominato vulcano Ellittico, che costituisce la struttura principale del Monte Etna. Le intense attività sia effusive che esplosive hanno nel tempo costruito un imponente centro eruttivo, che raggiunge una quota massima di circa 3600 m.

Le diverse pulsazioni delle risalite del magma hanno generato colate in più punti dell’edificio, oltre a serie di coni di scorie allineati secondo determinate faglie lungo la struttura dell’Etna (esempio sono i Crateri Silvestri di Fig. 10). Esplorando l’intero edificio del vulcano si scoprono anche grotte nascoste sotto le vecchie colate di lava e dicchi di risalita del magma, inglobati in rocce più antiche.

Fig. 10: Crateri silvestriL’Etna è ancora in costante attività, così come lo sono i vulcani delle Isole Eolie i quali, seppur geograficamente molto vicini al vulcano catanese, appartengono ad un differente sistema di risalita del magma e quindi ad un vulcanismo isolato.

L’origine dell’Etna è legata ad un Hot Spot oppure a tettonica distensiva lungo la Scarpata Ibleo-Maltese, da cui risale il magma che alimenta il cratere attuale e lo rende potenzialmente il vulcano più pericoloso tra quelli citati. La possibilità di visitare e di scalare questi giganti in attività, senza nemmeno dover uscire dall’Italia, fa comprendere come la nostra penisola sia ricca di luoghi tanto sconosciuti quanto interessanti dal punto di vista geologico, e fa capire come la Sicilia costituisca da questo punto di vista un’immensa risorsa scientifica.

Fonti

– INGV (Sezione di Catania)
Geologia.com
IsoleEolie.info
– Fotografie di Marco Bonat e Federico Casetta

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