Il grande visionario
William Blake nasce il 28 novembre del 1757 a Soho, Londra, dove trascorre la maggior parte della sua vita. È il terzo di sette fratelli, il padre vende maglieria, mentre la sua casa, in un angolo tra Broad Street e Marshall Street, si trova in un terreno di un ex antico cimitero.
Fin da piccolo Blake non sopporta restrizioni e regole, tanto che non frequenta la scuola, ma viene educato in casa, soprattutto dalla madre, Catherine Wright Armitage. I genitori non frequentavano la Chiesa Anglicana e probabilmente appartenevano alla Chiesa Morava, comunque la Bibbia entrerà presto nella vita di Blake ed avrà su di lui una profonda influenza, restando fonte di ispirazione per tutta la sua vita.
Blake è incoraggiato fino dai primi anni, a raccogliere le stampe dei maestri italiani, e suo padre gli procura spesso incisioni e gesso. William inizia dunque ad accostarsi all’arte, realizzando delle incisioni che copia da disegni di antiche rovine. Grazie a questi disegni – che riproducono anche opere di Michelangelo, Raffaello, Maarten van Heemskerck e Albrecht Dürer – entra per la prima volta in contatto con i modelli classici.
I suoi genitori comprendendo la predisposizione di William, lo iscrivono all’età di 10 anni, ad una scuola di disegno. In seguito, dai 14 ai 21 anni, lavora come apprendista, per l’incisore James Basire per ben dodici ore al giorno e per sei giorni a settimana.
Solo la domenica William torna alla sua famiglia d’origine, tuttavia, nello stesso periodo, Blake è anche un avido lettore e sceglie in modo autonomo gli argomenti che lo interessano. Inizia così ad avvicinarsi alla poesia e a prendere confidenza con le opere di Ben Jonson e Edmund Spenser. Nel 1778 Blake si iscrive alla Royal Academy, ma ha subito molti contrasti con il presidente della scuola, il pittore Joshua Reynolds. Infatti la ricerca di Reynolds per una “verità e bellezza universale” era assolutamente detestata da Blake. Mentre dunque Reynolds scriveva che «l’attitudine verso l’astrazione, la generalizzazione e la classificazione è il grande vanto della mente umana», William annotava che «Generalizzare significa essere un idiota; la capacità di scendere nel particolare è il solo segno che caratterizza il valore».
Nel 1782 conosce Catherine Boucher, figlia di un giardiniere di mercato che sposerà nell’agosto dello stesso anno. Catherine è analfabeta, tanto che firma il contratto di matrimonio con una X. William Blake le insegnerà con gli anni a leggere, a scrivere e anche l’arte dell’incisione. Catherine sarà dunque – per l’intera vita di William – un ottimo sostegno, aiutandolo a dare alle stampe i suoi libri e sostenendolo moralmente.
Nel 1783 William Blake pubblica il suo primo libro illustrato Schizzi poetici. Nel 1784, dopo la morte del padre, William ed il fratello minore Robert aprono una tipografia al 27 di Broad Street ed iniziano a collaborare con l’editore Joseph Johnson. Purtroppo, poco dopo l’attività fallisce; tuttavia Robert, che ha solo 16 anni, diventa per William e sua moglie il figlio che non hanno mai avuto. Sarà dunque per la coppia, un duro colpo accettare la morte del ragazzo per tisi, a soli 19 anni. Il ricordo di Robert continuerà tuttavia ad ossessionare William Blake, fino a convincerlo che il fratello defunto gli appare per aiutarlo a risolvere i problemi relativi ad una nuova tecnica di stampa.
L’obbiettivo di William Blake era infatti quello di combinare testi ed illustrazioni sulla medesima lastra di stampa. Nel 1788, Blake inizia dunque a sperimentare l’acquaforte a rilievo, un procedimento che implica la scrittura del testo su lastra di rame con pennelli intinti in una sostanza bituminosa e resistente all’acido. Questo metodo permette a William di porre sulla stessa lastra testo e immagini, proprio come gli antichi manoscritti miniati. La lastra così trattata viene quindi posta da William in un bagno acido, il quale corrode il rame non protetto, realizzando cosi una lastra adatta a stampe miniate. Questo metodo è anche chiamato incisione inversa. Il metodo tradizionale dispone infatti che tutta la lastra venga cosparsa di protettivo e poi con una punta si procede ad incidere il protettivo in modo che l’acido corroda le parti incise.
William Blake battezzò la sua tecnica “stampa miniata” e i Canti dell’innocenza del 1789 sono il primo esempio di questa particolare stampa. Nel 1794 pubblicherà anche i Canti dell’esperienza. Secondo l’artista, questi due canti, ben rappresentano gli “stati opposti dell’animo umano”: i primi sono meditazioni sull’infanzia, i secondi riguardano l’innocenza perduta dell’età adulta. Fra queste due opere William Blake pubblica il più importante fra i suoi lavori in prosa Il matrimonio del Cielo e dell’Inferno, un’opera filosofica in cui esprime la rivolta contro i valori consolidati della sua epoca. Queste opere tuttavia non riscontrarono il favore del pubblico e Blake farà fatica a guadagnarsi da vivere. Nel 1795 Blake, grazie all’amico Flaxman, conosce Thomas Butts, un funzionario che per circa venti anni sarà il suo mecenate, riempiendosi la casa delle sue opere e versando a Blake un regolare stipendio.
Nel 1803 a causa di una lite con un soldato ubriaco, William Blake viene denunciato ed accusato di aver pronunciato frasi sediziose contro il Re e l’esercito. L’11 gennaio 1804 si tiene il processo e grazie all’intervento di un amico viene assolto. Nel 1809 William realizza una mostra nella casa natale, ma l’evento sarà un vero disastro. Gli anni che seguono saranno tra i più tristi della sua esistenza, con difficoltà economiche coperte solo dal suo mecenate Thomas Butts.
Nel 1818, per uno dei casi della vita, avviene l’incontro con i pittori John Linnell e Samuel Palmer che si definivano ‘Gli antichi di Shoreham’ e che condividevano con Blake la convinzione della necessità di un nuovo corso spirituale ed artistico. All’età di 65 anni Blake inizia a lavorare alle illustrazioni del Libro di Giobbe e nel 1826 John Linnell gli conferisce l’incarico di illustrare l’Inferno di Dante: le illustrazioni del poema da lui realizzate non si presentavano come un semplice accompagnamento del testo, ma sembravano piuttosto rivederlo criticamente, e fungere da commentario degli aspetti spirituali e morali dell’opera. Allo stesso modo, illustrando il Paradiso Perduto, Blake aveva dato l’impressione di voler correggere l’intenzione di Milton di dare a Satana il ruolo di protagonista del poema: in Satan Watching the Endearments of Adam and Eve (1808), Satana occupa una posizione isolata nella parte alta dell’illustrazione, mentre il centro è occupato da Adamo ed Eva. Come per enfatizzare l’effetto di questa contrapposizione, Blake mostra Adamo ed Eva mentre si abbracciano, mentre Satana può al massimo accarezzare onanisticamente il serpente, del quale sta per assumere l’identità. Blake condivideva la sfiducia di Dante verso il materialismo e la natura atta a corrompere del potere, e gradì in maniera evidente l’opportunità di rappresentare graficamente l’atmosfera e l’immaginario dell’opera del poeta fiorentino. Anche se era evidente che fosse vicino alla morte, la preoccupazione principale di Blake fu comunque di continuare il suo febbrile lavoro sulle illustrazioni, e si dice che abbia speso uno dei suoi ultimi scellini per acquistare una matita per realizzarle.
Dell’ultimo suo incompiuto lavoro (l’Inferno) purtroppo rimangono soltanto pochi acquerelli e sette incisioni, dal momento che, proprio durante la sua realizzazione, si ammalò di itterizia e il 12 agosto 1827, all’età di sessantanove anni, morì. Il giorno della sua morte Blake lavorò senza concedersi un attimo di riposo alle sue illustrazioni dell’Inferno di Dante. Alla fine, raccontano, smise di lavorare e si girò verso la moglie che se ne stava in lacrime vicino al letto. Si dice che, guardandola, il pittore abbia esclamato: «Resta ferma Kate! Esattamente come sei ora. Farò il tuo ritratto, perché per me tu sei stata sempre come un angelo». Dopo aver finito il ritratto (oggi andato perduto), poggiò i suoi strumenti ed iniziò a cantare inni e poesie. Alle sei di quella sera, dopo aver promesso alla moglie che sarebbe rimasto per sempre con lei, Blake morì. Gilchrist (il suo biografo) riferisce che una pensionante della stessa casa, presente al momento della morte, disse: «Non ho assistito alla morte di un uomo, ma a quella di un angelo benedetto dal Signore».
Di lui possiamo oggi affermare con certezza che – oltre che validissimo poeta – fu un incisore di grandissimo talento, capace di tecniche innovative e un grandissimo artista che con le sue visioni spirituali è riuscito a trasmettere al mondo opere a dir poco sorprendenti, che tuttora stupiscono per la loro incredibile modernità.
Opere
– Angeli buoni e diabolici che lottano per il possesso di un bambino (1785)
– Elohim crea Adamo (1795)
– Newton (1795)
– Il Grande Drago Rosso e la Bestia venuta dal mare (1805)
– Il numero della Bestia è 666 (1805)
– Il Grande Drago Rosso e la donna vestita di sole (1805-1810)
– Il Grande Drago Rosso e la donna vestita col sole (1806-1809)
– Satana scatena gli angeli ribelli (1808)
– I pellegrini di Canterbury (1808)
– Beatrice si rivolge a Dante da un carro (1824-1827)
– Satana punisce Giobbe con piaghe infuocate (1826)
– Adamo ed Eva trovano il corpo di Abele (1826)
– La Bestia della Rivelazione
Libri miniati
– All Religions Are One (1788 ca.)
– There Is No Natural Religion
– Songs of Innocence (1789)
– The Book of Thel
– The Marriage of Heaven and Hell (1790-93)
– Visions of the Daughters of Albion (1793)
– America: a Prophecy
– Europe: a Prophecy (1794)
– The First Book of Urizen
– Songs of Experience
– The Book of Los (1795)
– The Song of Los
– The Book of Ahania
– Milton: a Poem (1804-11)
– Jerusalem: The Emanation of the Giant Albion (1804-20)
Scritti non miniati
– Poetical Sketches (1783)
– Tiriel (1789)
– The French Revolution (1791)
– The Four Zoas (1797)
Testi illustrati da Blake
– Mary Wollstonecraft, Original Stories from Real Life (1791)
– Edward Young, Night Thoughts (1797)
– Robert Blair, The Grave (1805-08)
– John Milton, Paradiso Perduto (1808)
– John Varley, Visionary Heads (1819-20)
– R.J. Thornton, Virgil (1821)
– Libro di Giobbe (1823-26)
– Dante, Divina Commedia (1825-27; Blake morì senza aver portato a termine l’opera)
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