Il Lago di Tovel
Dopo avere letto sui libri di scuola, sentito parlare dai miei genitori e nonni e leggendo ogni volta le indicazioni stradali, la mia memoria proprio non lo ricordava, invece la voglia e la curiosità erano sempre più pressanti. Così durante un weekend in cui mi recavo dai nonni ad Amblar (980 mt s.l.m., Val di Non), colgo l’occasione per andare a visitare l’illustre lago di Tovel (situato sul territorio del comune di Tuenno), ai più conosciuto come il lago rosso o lago degli orsi, il più grande lago naturale del Trentino. Salgo in macchina, scendo la vallata fra i meleti, supero l’imponente diga di Santa Giustina, che forma l’onimo lago, per poi superare Cles (658 mt s.l.m.) e risalire verso il Parco Naturale Adamello-Brenta nella val di Tovel, su una strada tutta curve delimitata dalla parete rocciosa e dallo strapiombo.
Poco dopo l’entrata nel Parco si è costretti a fermarsi, in località Capriolo, luogo in cui bisogna arrestare obbligatoriamente il proprio mezzo inquinante nel parcheggio del campo per palla tamburello1. Per proseguire, si hanno due possibilità: prendere la navetta che si ferma poco prima del lago oppure andare a piedi seguendo il sentiero nel bosco.
Salendo, ci si imbatte in un inaspettato quanto desolante paesaggio: un deserto di pietre, ancora scarsamente popolato dalla vegetazione e originato dalla gigantesca frana che nel 1300 precipitò dal Monte Corno, in cui i depositi glaciali della zona, detti Marocche, a nord del lago di Tovel, sbarrano il percorso al torrente Tresenga, originando così il lago.
Costeggiando il torrente pian piano si apre il sipario, mostrando uno spettacolo mozzafiato: il lago di Tovel2 dalle limpidissime acque di colore blu che sfumano fino al verde, racchiuso da quella surreale cornice formata dai fitti boschi e dalle imponenti Dolomiti di Brenta.
Da qui inizia la passeggiata che costeggia il lago; nel lato sud si forma una specie di spiaggetta di ghiaia, da cui parte un altro sentiero, per raggiungere le cascatelle del torrente Rislà; altro immissario è il rio S. Maria di Flavona con numerose sorgenti all’interno del lago: infatti, per effetto delle risorgive, non si vedono i torrenti che alimentano il lago.
Poco dopo, proseguendo, ci si imbatte in un macchinario che spunta dalle fredde acque. Questo, fa parte del progetto SALTO (Studio sul mancato Arrossamento del Lago di Tovel) il quale non ha lo scopo di ripristinare le condizioni che nel passato portavano alla fioritura dell’alga, ma intende solamente acquisire tutte quelle informazioni e conoscenze riguardanti la peculiarità del lago di Tovel, allo scopo di consentire agli amministratori locali di effettuare le migliori scelte circa il futuro destino del lago.
In effetti, il lago di Tovel è famoso, anche in ambito internazionale, per il singolare fenomeno che lo caratterizzava fino a qualche decina di anni fa, l’arrossamento naturale delle sue acque, che avveniva per azione di un’alga conosciuta col nome di Tovellia sanguinea3. Il fenomeno dell’arrossamento si verificava in estate durante i mesi più caldi. L’arrossamento del Lago di Tovel cessò nell’estate del 1964. Quest’alga, pur essendo ancora presente, non ha una concentrazione tale da permettere questo fenomeno unico al mondo.
L’Istituto ha stabilito, con ragionevole certezza scientifica, che il fattore determinate del mancato arrossamento del lago di Tovel consiste nei cambiamenti intervenuti nell’ultimo secolo nella gestione dell’alpeggio. Il carico estivo di nutrienti (azoto e fosforo) – conseguente alla monticazione del bestiame – creava infatti i presupposti per la spettacolare fioritura algale. A metà degli anni Sessanta la drastica riduzione degli apporti nutrizionali ha impedito le fioriture algali, senza tuttavia pregiudicarne l’esistenza.
Come per ogni fenomeno insolito, oltre alla spiegazione scientifica esistono una serie di leggende. Quella del lago di Tolvel, narra che anticamente viveva nella zona la principessa Tresenga, figlia dell’ultimo re di Ragoli, la quale veniva chiesta in moglie da molti pretendenti, che ella rifiutò sempre. Uno di loro, Lavinto re di Tuenno, non si rassegnò e quando le sue offerte vennero respinte per l’ennesima volta mandò un esercito contro Ragoli nel tentativo di indurre Tresenga a più miti consigli. Il caso volle che né lei, né il suo popolo, volessero essere sottomessi dall’arrogante re di Tuenno e, pur inferiori in forza e numero, risposero all’attacco; la principessa stessa non si tirò indietro e marciò alla testa della sua gente. La battaglia ebbe luogo sulle rive del lago e vide i paesani di Ragoli soccombere sotto i colpi dei soldati di Tuenno. Tresenga alla fine trovò la morte per mano di Lavinto, che la uccise con un colpo di spada. Alla fine della giornata il lago era rosso per il sangue dei morti e si dice che sia per questo che ancora oggi si colora, per ricordare il coraggio degli abitanti di Ragoli e della loro principessa che ancora oggi, la notte, si siede sulle rive del lago a piangere per la sorte della sua gente4.
Proseguendo il cammino intorno al lago, ci si imbatte in cartelli informativi sulla variegata flora e fauna locali.
Nella zona ovest il lago dispone di un centro visitatori Casa del Parco Lago Rosso – un’area dedicata alla ricerca scientifica e didattica legata all’arrossamento del lago – in cui è presente una simpatica riproduzione dell’oro bruno e di altri animali tipici della zona. Sempre in questa parte vi è un albergo con relativo bar per rilassarsi.
Continuo la passeggiata per arrivare al punto di partenza, cercando di assorbire quella tranquillità e spensieratezza che solo la montagna è in grado di donarmi.
SILENTI PENSIERI
[tratto da Lassù di Simone Zagagnoni]
Il vento
trasporta secco
il profumo
di questa serata,
fresca brezza
di primavera.
Vivo
un’istante
che dura per sempre
ed ora
lo saluto
che’l tempo
è giunto.
Mi osservano i monti
e sorregge
i miei passi la terra
in questo luogo
sacro altare
della natura.
Il silenzio è sovrano.
Note
1 Il tamburello è sport antico le cui origini si perdono nella notte dei tempi confondendosi, in un rito ideale, con uno degli usi giocosi della palla.
2 Ha una superficie di 370 000 m², fa parte del bacino idrografico del Noce-Tresengae e, con istituzione datata 19 settembre 1980, è tutelato come Zona umida di importanza internazionale dallo Stato, in base alla Convenzione di Ramsar.
3 Recentemente l’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige ha tuttavia scoperto che l’arrossamento non deve essere imputato al Glenodinium, ma ad altre tre specie di alghe: La Tovellia sanguinea (specie “rossa”, presente oggi in minima quantità, data la scarsità di nutrienti), la Baldinia anauniensis (specie “verde” presente oggi in massicce quantità, da cui deriva il tipico colore odierno del lago) e una terza alga la cui identità è attualmente in fase di ricerca.
4 Giovanna Borzaga, Leggende del Trentino
Fonti
– Giovanna Borzaga, Leggende del Trentino
– Simone Zagagnoni, Lassù, Ferrara – Castello Tesino, 2011
– Wikipedia
– www.viaggiatoreweb.it/guide/da_vedere/114txt-Lago_di_Tovel.html
– www.girovagandointrentino.it/puntate/2004/estate/tuenno/tuenno.htm
– www.visitvaldinon.it/Interne/Lago_di_Tovel_interna.ashx?ID=2139
– www.tr3ntino.it/it/natura-e-paesaggio/laghi/lago-di-tovel.html
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