Il sogno dentro la realtà: Alfred Kubin
Alfred Leopold Isidor Kubin, illustratore, pittore, disegnatore, incisore e scrittore (scrisse racconti autobiografici, diari, lettere, saggi e un romanzo) nasce nel 1877 in Boemia, nella città di Litoměřice, che venne inglobata poi nell’Impero Austro-Ungarico.
Dal 1898 al 1901, Kubin studia alla Scuola d’Arte e Mestieri Schmitt Reutte, poi alla Munich Academy e, dopo gli studi, lavora come apprendista a Klagenfurt presso un fotografo.
Alla morte prematura della madre (per tisi), la pianista Johanna Jenny nel 1896, il giovane Kubin tenta il suicidio sulla sua tomba, salvandosi soltanto per l’inceppamento della pistola che voleva usare. Nella primavera del 1898, si trasferisce a Monaco di Baviera dove studia arte e grafica all’Accademia delle Belle Arti dove, durante le visite alla Pinacoteca, ha l’occasione di incontrare artisti considerati rivoluzionari, quali Klinger, de Groux, Rops, Munch, Ensor e Redon.
La sua infanzia si rivela non facile: nonostante il padre si rifaccia una vita unendosi alla sorella della moglie defunta, non può evitare di diventare violento e aggressivo, sottoponendo Alfred a maltrattamenti ed instillando in lui un senso di ribellione verso l’autorità che lo rese intollerante anche durante il suo percorso scolastico.
Persino il tentativo di crearsi una carriera in ambito militare viene frustrato a causa delle sue deboli condizioni fisiche, che lo portano ad essere riformato dopo poco tempo per una crisi di nervi.
In quei primi anni Alfred Kubin all’olio predilige il disegno ad inchiostro, l’acquarello e le litografie. L’incontro ed il confronto con altri giovani pittori come lui gli induce un irrefrenabile desiderio di disegnare e nel 1904 il giovane Kubin ha prodotto già centinaia di lavori.
A 25 anni le sue grafiche ottengono i primi successi a Berlino, ma ancora una volta un nuovo dolore lo stava aspettando: la sua amata, Emmy Mayer, muore improvvisamente di febbre tifoide. Successivamente tenta la riconciliazione col padre e conosce la giovane vedova Hedwig Gründler, con la quale si sposerà presto e vivrà felicemente il resto della sua vita.
Nel 1912, diviene membro del gruppo dell’area espressionista Der Blaue Raiter, grazie al quale stringe amicizia con artisti come Kandinsky, Marc e Klee, con i quali condivide le aspirazioni, anche se le sue opere sono già collocabili nell’ambito simbolista e precorrono in molti spunti il Surrealismo
Considerato un importante rappresentante della pittura del tempo, Alfred Kubin si esprime prevalentemente con il disegno, unitamente all’acquarello ed alle litografie e la maggior parte delle sue opere è costituita da un denso groviglio di linee da cui emergono immagini fantasiose, demoniache ed erotiche che appaiono come fantasmi o come allucinazioni.
La sua opera, fortemente influenzata dall’immagine della morte, mostra la sua cupa visione del mondo. Come Oskar Kokoschka e Albert Paris Gütersloh, Kubin mostra uno spiccato talento sia artistico che letterario.
Ha illustrato i lavori di Edgar Allan Poe, E.T.A. Hoffmann, Fyodor Dostoevsky ed altri, ma è stato anche l’autore di vari libri, tra i quali, il più conosciuto, è il romanzo Die Andere Seite (L’altra parte), pubblicato nel 1909 all’età di 31 anni poco dopo la morte del padre, e considerato il primo esempio di letteratura espressionista.
Nel 1902 espone per la prima volta a Berlino i suoi disegni, caratterizzati da tematiche raccapriccianti (Suicidio, La grande testa, Autocontemplazione, Il ragno): un gusto morboso per l’orrido e il misterioso, espressione della sua natura malinconica e depressa, soggetta a frequenti crisi, colpita sin dall’infanzia dalla morte della madre, continua a guidare le sue letture e a dare vita a un mondo onirico. Assai notevoli saranno anche le successive cartelle Sansara, ein Cyclus ohne Ende (1910), Traumland (1922), Heimliche Welt (1924), ed il volume di scritti Vom Schreibtisch eines Zeichners del 1939.
Nella maggior parte dei suoi lavori grafici, Kubin presenta un’umanità persa in eventi travolgenti e fatali, un’umanità che si ostina caparbiamente o stupidamente ad affrontare flutti inesorabili. Talvolta questi uomini vanno incontro al proprio destino con abnegazione, sapendo di andare a naufragare come fossero lemmings; altre volte cercano di affrontarlo con decisione, ma falliscono ugualmente. Un’umanità eternamente cieca, che non impara mai dagli errori di chi è già stato travolto dalla sventura o dall’incoscienza. Come se non bastasse, in questo scenario che non offre speranza, gli esseri umani si abbandonano ai gesti sconsiderati della disperazione, cadendo nei vortici delle peggiori follie ed efferatezze: quasi in attesa di un’imminente fine del mondo, essi si abbandonano ai loro più bassi istinti o alla paura, annichilendosi o perpetrando il vizio. Questa umanità non sa trarre nulla dal Destino se non mostri e violenza.
Il lavoro di Alfred Kubin è stato premiato più volte e, nel 1930, diventa un membro della Preußischen Akademie der Künste di Berlino e nel 1937 viene insignito del titolo di professore. Membro della Bayrische Akademie der Schönen Künste dal 1949, Kubin si aggiudica nel 1951 il Great Austrian State Prize, e l’Austrian Decoration for Science and Art nel 1957.
Dal 1906 fino alla sua morte, vive una vita molto riservata, con la moglie Hedwig Gründler, sposata nel 1904, in un castello del dodicesimo secolo a Zwickledt, nell’Alta Austria. Qui finalmente vive la fase più positiva e felice della sua esistenza (allevando coleotteri, iguana e corvi). In Italia la sua opera viene presentata per la prima volta in occasione della Biennale di Venezia del 1951.
Alfred Kubin è stato un personaggio emblematico: con la sua esistenza ci fa comprendere uno dei benefici che l’arte può portare a sé stessi e agli altri, ossia quello di trasformare le angosce in qualcosa di innocuo e di farne tesoro, e nel contempo di trasmettere le proprie esperienze agli altri. L’artista muore nel suo eremo di Zwickledt nel 1959.
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