Incisioni rupestri nella Val Camonica
L’Unesco è un ente delle Nazioni Unite che dal 1945 protegge e promuove la cultura, l’istruzione e la scienza in oltre 180 nazioni del mondo. Il suo compito più importante, o se volete meglio conosciuto, è quello di mantenere una lista dei luoghi riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità, ovvero opere della natura o dell’uomo da preservare e promuovere per via della loro indubbia importanza dal punto di vista storico, artistico e paesaggistico. L’Italia è la nazione con il maggior numero di beni inseriti in questa lista (45) e in ogni articolo lo scopo sarà quello di farveli riscoprire perchè purtroppo molti di essi sono ai più sconosciuti.
Siamo in Val Camonica, nella Lombardia orientale nella zona tra Brescia e Bergamo e si tratta di una delle valli più estese dell’intero arco Alpino, dal Passo del Tonale fino quasi al Lago d’Iseo.
Questa zona fu scelta dall’Unesco per inaugurare la lista dei patrimoni dell’umanità siti in Italia nel 1979. All’interno degli innumerevoli anfratti e grotte che costellano quest’area possiamo trovare una incredibile collezione di oltre 300000 pitture rupestri risalenti fino da 8000 anni prima della nascita di Cristo fino al I millennio a.C., nel pieno dell’Età del Ferro.
Realizzati sia con la tecnica della martellina (incisione sulla pietra) che della grafite, come la maggior parte delle incisioni rupestri fino ad ora ritrovate nel mondo, questo insieme di disegni rappresenta per la maggior parte scene di caccia, riti propiziatori, sacrifici e cerimonie religiose ad opera dei Camuni, popolazione in seguito scomparsa durante la dominazione romana. In questo archivio di “fotografie” preistorico si può notare come i soggetti delle rappresentazioni si siano evoluti al pari passo con i cambiamenti della società locale, prima dedita principalmente alla caccia, poi alla coltivazione e addomesticamento degli animali.
Il diventare anche agricoltore, costrinse l’uomo ad abbandonare il suo precedente stile di vita nomade per stabilirsi definitivamente nella valle, per la precisione lungo i pendii laterali per evitare le zone pianeggianti e paludose che vi erano fra le montagne. Le prime rivoluzioni tecnologiche, sociali, culturali ed economiche del tempo vengono riflesse in queste pitture che, con il passare dei secoli, divengono sempre più particolari, curate nei dettagli e con un ordine non più caotico come invece accadeva per le prime rappresentazioni.
La religione appare come un insieme di credenze di tipo cosmologico, con la venerazione di elementi naturali quali il Sole, la Luna e le Stelle quali “esseri” più potenti. Il linguaggio infatti è il più delle volte formato da immagini simboliche note come “oranti”, ovvero figure umane stilizzate rappresentate con gambe e braccia divaricate e rivolte verso il cielo. Risalenti all’età del rame compaiono poi le prime scene di adorazione verso figure antropomorfe: opinione degli studiosi è che questo rappresenti il passaggio in cui l’uomo iniziò ad immaginare gli dei come a propria immagine e somiglianza. Sono infatti di questo periodo le figure che vengono definite “idoli”.
Al pari passo con l’evoluzione della religione, in alcuni disegni viene testimoniata l’epoca in cui l’uomo iniziò ad utilizzare il carro , l’aratro, le armi, animali addomesticati e anche la costruzione delle prime capanne.
Con l’arrivo dei Romani nel I secolo a.C., l’attività di incisione si interruppe per poi ricominciare saltuariamente nei primi anni del Medioevo con la rappresentazione di elementi cristiani quali croci e chiavi, un comportamento identificavo nel voler cancellare le tracce pagane lasciate dagli uomini preistorici.
La scoperta di questi luoghi la si fa risalire intorno al 1909, quando il geografo bresciano Walther Laeng segnalò queste incisioni presso il Comitato Nazionale per la Protezione dei Monumenti. L’impatto culturare di questa scoperta fu molto grande tant’è che uno dei disegni ritrovati all’interno delle grotte fu poi collocato al centro della bandiera della Lombardia.
Stiamo parlando della Rosa Camuna (immagine qui a lato), una figura ritrovata in ben 92 differenti rappresentazioni all’interno delle grotte, spesso circondata da figure di guerrieri danzanti che la difendono dall’aggressione di nemici. Disegni simili della Rosa Camuna furono ritrovati anche nella zona della Mesopotamia, motivo per cui gli studiosi ritengono che tale simbolo fu importato da quelle terre in seguito ai contatti fra le prime popolazioni dedite al commercio.
Per chi vuole approfondire la conoscenza di queste opere preistoriche di indubbio valore, visitate il sito internet ufficiale del Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri della Val Camonica.
Fonti
– SubUrbs.it (articolo di Esorciccio)
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