Gardenio Granata, In memoria di Dante
«Se mai continga che ‘l poema sacro
al quale ha posto mano e cielo e terra,
sì che m’ha fatto per molti anni macro,
vinca la crudeltà che fuor mi serra
del bello ovile ov’io dormi’ agnello,
nimico ai lupi che li danno guerra;
con altra voce omai, con altro vello
ritornerò poeta, e in sul fonte
del mio battesmo prenderò l’ cappello; […]»
(Paradiso XXV, vv. 1-9).
Per onorare la memoria del più grande poeta di ogni tempo a 700 anni dalla sua morte e che da più di quarant’anni ha catturato le mie emozioni e i miei studi ho scelto questi nove versi stupendi nella loro grandiosità e capacità di evocare una dimensione sospesa tra anelito celeste e sviscerato amore nostalgico verso la patria terrena (Firenze)!
Una città ormai percorsa dai “lupi”, espressione drammatica di una politica faziosa e mortifera, che lo ha cacciato come un criminale e condannato a morte in contumacia, i beni confiscati! Una città che prometteva di tutto e non sapeva né voleva mantenere… Ecco spiegato quell’“exul immeritus” → (esule senza colpa) con cui Dante si presenta al mondo; Egli è fiorentino di nascita (e ne va fiero) ma non di costumi (“Florentinus natione non moribus”).
Ora che il viaggio “per altre dimore” volge al termine, consapevole di aver raggiunto la vetta della poesia, spera (vanamente) che il “poema sacro” ispirato da Dio e insieme dalla sua umana esperienza (“ha posto mano e cielo e terra”), e che ne ha fiaccato le forze (“macro”) possa flettere la crudele protervia di chi ne ha decretato l’esilio… Dante allora con la sua “imagery” convoca agnelli e lupi: Lui fuori dall’ovile ma coraggiosamente avverso a chi fa stragi di innocenti cittadini…
A nulla servirà sognare di ritornare più maturo e soprattutto poeta insigne, come se questo dovesse indurre il potere a riconoscergli tale merito… Allora il Nostro, quasi a voler significare una metamorfosi retroflessa verso una innocenza delle origini ricorda il fonte battesimale (Il Battistero di San Giovanni) e lì venire insignito, adesso adulto, di quel “cappello” (il “pilleus” dei Romani) a mostrarne la riconosciuta onorificenza!!
Tutto si rivelerà uno sterile sogno… La speranza ormai resterà quella di entrare nella “civitas Dei” dove voglie e desideri “il disìo e ‘l velle” (Par. XXXIII, v.143) saranno finalmente appagati… La metafora vegetale del viaggio della mente verso Dio (dalla “selva oscura” alla “candida rosa” dei beati sancirà per sempre la pace di chi è stato “too long in exile” (come recita una splendida “song” di Van Morrison)….
Prof. Gardenio Granata
24 Marzo 2021
Lascia un commento