Pasolini ai tempi del “nichilismo cattolico”
In questi tempi, così profondamente dismessi da ogni genere di serietà, parlare di fede è banale e disarmante: soprattutto se si affronta nel profondo disordine italiano. Nonostante ciò, credo sia necessario discuterne perché non muoia né la coscienza democratica di cittadini della Repubblica Italiana né la coscienza religiosa di credenti e di non credenti. Per iniziare vorrei citare Pier Paolo Pasolini, artista friulano tout-court sapientemente conservato nelle teche della storia italiana dai perbenisti – sinistroidi e destroidi – affinché non nuoccia alle giovani menti.
«Oggi la libertà sessuale della maggioranza è in realtà una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un’ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità di vita del consumatore. Insomma, la falsa liberalizzazione del benessere ha creato una situazione altrettanto e forse più insana che quella dei tempi della povertà.
Infatti, primo risultato di una libertà sessuale “regalata” dal potere è una vera e propria generale nevrosi. La facilità ha creato l’ossessione; perché è una facilità “indotta” e imposta, derivante dal fatto che la tolleranza del potere riguarda unicamente l’esigenza sessuale espressa dal conformismo della maggioranza. Protegge unicamente la coppia (non solo, naturalmente, matrimoniale): e la coppia ha finito dunque col diventare una condizione parossistica, anziché diventare segno di libertà e felicità (com’era nelle speranze democratiche)».
Parole sagge, ora come allora (articolo pubblicato dal Corriere della Sera del 19 gennaio 1975 col titolo Sono contro l’aborto, poi raccolto in Scritti corsari). Ma non ascoltate, anzi taciute e più che mai screditate dal presente “nichilismo cattolico” imperante nella nostra società, sempre più lontana dalla verità e dalla libertà, madri della democrazia. E, per chi è credente in Cristo, questa situazione è inaccettabile, obbrobriosa, denigrante, al limite della sopportazione!
Come lo era per Pier Paolo: «(…) tutto ciò che sessualmente è “diverso” è invece ignorato e respinto. Con una violenza pari solo a quella nazista dei lager (nessuno ricorda mai, naturalmente, che i sessualmente diversi son finiti là dentro)». Ma mentre egli affermava che «il nuovo potere estende la sua falsa tolleranza anche alle minoranze», noi non possiamo più confermare quella precaria situazione.
Non dopo le ultimissime affermazioni elettorali di uno dei maggiori scribi del “nichilismo cattolico”: Silvio Berlusconi. Questa corrente qualunquista, impostata come “religione di stato” imperiale, non può parlare a nome di coloro che sono la Chiesa, come non può parlare in rappresentanza della legge morale vigente in una repubblica democratica. Il buon Pasolini continua: «Si è avuto in questi anni, antropologicamente, un enorme fenomeno di abiura: il popolo italiano, insieme alla povertà, non vuole neanche più ricordare la sua “reale” tolleranza: esso, cioè, non vuole più ricordare i due fenomeni che hanno meglio caratterizzato l’intera sua storia».
In conclusione, permettetemi un personale «j’accuse»: evidentemente Pier Paolo è un credente ad occhi aperti, poco avvezzo a scendere a compromessi, ma sempre in tensione verso la verità profonda: condizione necessaria per essere brutalmente uccisi! Ma non solo: essa è condizione necessaria per vivere pienamente la nostra democrazia in libertà, cioè nell’autodeterminazione pacifica di tutte le cittadine e di tutti i cittadini della Repubblica Italiana.
Liberiamoci, dunque, da questo penoso “nichilismo cattolico”: credenti e non credenti.
Fonti
– Articolo pubblicato sul quotidiano ferrarese La Nuova Ferrara (Online)
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