Achim Gnann (a cura di), L’Età di Michelangelo. Capolavori dell’Albertina, Ed. Electa, 2004
€26,60 [€25,58 + I.V.A.]
Considerando un ampio arco di tempo – dal primo Rinascimento al Manierismo – la mostra ripercorre le vicende salienti dalla ripresa di una rappresentazione classica del nudo alla scoperta della realtà della figura umana…
- Descrizione
- Informazioni aggiuntive
- Recensioni (0)
Descrizione
Edizione | Electa, Milano, 2004 | Collana | Peggy Guggenheim Collection |
Coordinamento editoriale | Cristina Garbagna | Illustrazioni | Disegni in B/N e a colori |
Coordinamento tecnico | Andrea Panozzo | Traduzioni | Marina Rotondo e Giulio Monteduro |
N. Volumi | 1 | N. Pagine | 245 |
Dimensioni | 25,2 x 27,9 x 2,3 cm. | Peso | 1,56 kg. |
Descrizione |
P er l’Albertina Venezia è un luogo speciale. Nella città lagunare il 4 luglio 1776 il duca Albert von Sachsen-Teschen, fondatore eponimo della nostra celebre collezione, entra in possesso di un primo corpus di mille opere d’arte, tra disegni e stampe. La consegna avviene durante una visita di tre giorni del duca e della moglie Maria Cristina, duchessa d’Austria. Il nucleo originario della collezione, destinata ad arricchirsi con straordinaria rapidità, viene acquistato al conte Durazzo, già direttore generale della musica dei teatri imperiali di Vienna e all’epoca legato del granduca a Venezia. Insieme alle opere, il conte Durazzo consegna l’atto costitutivo della nascente collezione, il Discorso Preliminare, in cui viene illustrata la catalogazione sistematica delle opere per scuole e aree geografiche di provenienza, principio organizzativo tuttora valido presso l’Albertina, che possiede oggi oltre un milione di opere. Durazzo descrive inoltre i criteri che stanno alla base della raccolta, stabiliti di comune accordo con il duca e permeati di spirito illuministico: Albert von Sachsen-Teschen si impegna a creare per i posteri una collezione di disegni e stampe che perseguirà obiettivi ben più nobili rispetto all’aristocratica necessità di rappresentazione o a un elitario desiderio di svago intellettuale. La raccolta si propone anzi tutto di favorire l’edificazione morale, offrendo una panoramica sulla storia dell’arte grafica attraverso le opere dei grandi maestri. Benché i capolavori dell’Albertina selezionati per questa esposizione non includano disegni presi in consegna dal granduca Albert a Venezia quel famoso giorno del 1776, passato alla storia per ben altri motivi, il contenuto della mostra coincide in gran parte con lo storico proposito sancito dal Discorso Preliminare che accompagnava il primo corpus della collezione. Pur non trattandosi di un evento monografico, l’esposizione è incentrata soprattutto su un artista, Michelangelo Buonarroti, e sulla sua epoca, che egli seppe improntare e illuminare come nessun altro. Prendendo in considerazione un arco di tempo piuttosto ampio – che coincide a grandi linee con la lunga carriera di Michelangelo, dal primo Rinascimento all’avvento del Manierismo in Italia – la mostra ripercorre le vicende artistiche salienti, dalla ripresa di una rappresentazione del nudo di ispirazione classica alla scoperta della realtà della figura umana: tra questi due poli, idealizzazione e realismo, si colloca anche l’opera di Michelangelo nel tumultuoso periodo compreso tra il 1490 e il 1565. La mostra e il catalogo che la accompagna documentano la nascita del disegno come forma artistica autonoma. Una prova della mutata condizione della grafica in Italia emerge già dai Commentarii di Lorenzo Ghiberti, in cui il disegno viene riconosciuto come fondamento pratico e base teorica di tutte le arti. Senza dubbio nel primo Rinascimento fiorentino la nozione di disegno si riferisce a un concetto estetico che trascende la mera descrizione tecnica di forma d’arte caratterizzata dall’uso della punta d’argento, della penna o del gessetto su carta o pergamena. Accanto a Ghiberti esistono del resto molti altri testimoni che riconoscono al disegno la facoltà di fissare direttamente il frutto dell’osservazione e la particolare predisposizione per schizzi rapidi o studi compositivi. Le osservazioni di Leon Battista Alberti nel testo Della pittura del 1435-1436 vanno in questa direzione, come le raccomandazioni di Cennino Cennini nel Libro dell’Arte, in cui l’autore invita gli artisti a disegnare ispirandosi il più possibile tanto ai grandi maestri e alle loro opere immortali quanto alla natura stessa. Non deve passar giorno – afferma Cennini – senza che venga eseguito almeno un disegno: un’eco del nulla dies sine linea latino, motto che i romani attribuivano all’artista greco Apelle. Nell’epoca di Michelangelo carta e cartone hanno definitivamente soppiantato le varie pelli di animali utilizzate fino ad allora come supporto grafico, aprendo la strada allo sviluppo dello schizzo e dello studio preparatorio al posto dell’intero disegno eseguito con dovizia di particolari e quindi estremamente dispersivo in termini di tempo. Come afferma Giorgio Vasari, il primo storico dell’arte occidentale, nella descrizione della vita del Buonarroti, con Michelangelo non soltanto la rappresentazione rinascimentale del nudo raggiunge le somme vette espressive, ma l’artista riesce addirittura a superare gli antichi modelli ispiratori. Degli immortali capolavori del Cinquecento fanno infatti parte il celebre cartone eseguito da Michelangelo per la Battaglia di Cascina e l’affresco di Leonardo per la Battaglia di Anghiari, entrambi destinati alla sala del Gran Consiglio di Palazzo Vecchio a Firenze…
Indice:
|
||
Note bibliografiche |
Prima Edizione del 2004 con funzione di Catalogo della Mostra omonima svoltasi tra il 2004 ed il 2005 in 3 diverse locations [Albertina di Vienna / Collezione Peggy Guggenheim di Venezia / Museo Guggenheim di Bilbao]; a copertina morbida semi-lucida fotografica a colori con alette, titolata al piatto e al dorso; rilegata a filo; stampata su carta semi-lucida di buona qualità e grammatura, con layout del testo su due colonne ed ampie marginature ai paragrafi; ricchissima di riproduzioni di disegni in B/N e a colori. |
||
Stato di conservazione |
Più che Ottimo [il volume non mostra danni strutturali, strappi, segni, mancanze o usure gravi che vadano evidenziate; legatura snodata e robusta; copertine morbide in buono stato, con minori segni di vissuto ai margini ed allo snodo con il dorso, ed una innocua piegatura lungo il dorso dovuta alla consultazione; coste poco impolverate; ingiallimento delle pagine ridottissimo] |
Informazioni aggiuntive
Peso | 1,56 kg |
---|---|
Dimensioni | 25,2 × 27,9 × 2,3 cm |
Edizione | |
Luogo di pubblicazione | Milano |
Anno di pubblicazione | |
Caratteristiche particolari | |
Formato | |
Illustrazioni | |
Genere | |
Soggetto | |
Colore principale | |
Lingua |
Condition | Very Good |
---|---|
Notes | Il volume non mostra danni strutturali, strappi, segni, mancanze o usure gravi che vadano evidenziate; legatura snodata e robusta; copertine morbide in buono stato, con minori segni di vissuto ai margini ed allo snodo con il dorso, ed una innocua piegatura lungo il dorso dovuta alla consultazione; coste poco impolverate; ingiallimento delle pagine ridottissimo. |
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.