Edward Albee, Teatro, Ed. Einaudi, 1970

Edward Albee, Teatro, Ed. Einaudi, 1970

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Edward Albee si impose all’attenzione dei critici per la caustica e caparbia ironia con cui attaccava la morale, il codice di vita, i costumi dei compatrioti…

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Descrizione

Edizione e Anno Einaudi, Torino, 1970 Traduzione Ettore Capriolo e Bruno Fonzi
N. Volumi 1 N. Pagine 405
Dimensioni 14,5 x 22,5 x 3,3 cm. Peso (senza imballo) 0,58 kg.
Descrizione

S

in dal suo esordio, l’americano Edward Albee (nato nel marzo 1928) si impose all’attenzione dei critici per la caustica e caparbia ironia con cui attaccava la morale, il codice di vita, i costumi dei compatrioti. Il suo primo lavoro, Storia dello zoo (1958), che esordì a Berlino nel settembre 1959 e tenne poi il cartellone del Provincetown Playhouse insieme all’Ultimo nastro di Krapp di Beckett, dimostrava già con quanto accanimento egli sottolineasse la solitudine dell’americano medio (il tema della commedia è l’incapacità di una persona a stabilire un autentico rapporto d’affetto con un cane).

Il lavoro, è vero, risentiva degli echi di un Ionesco. Ma restava a vantaggio di Albee la foga sincera del suo sdegno contro una vita angusta, sordida, monotona, quella di milioni e milioni di suoi simili. Dopo una puntata nel teatro di denuncia (il testo in un atto La morte di Bessie Smith, sulla fine della celebre cantante negra di blues), e un atto unico, La sabbiera («un dramma perfetto, quattordici minuti eccellenti», lo definisce l’autore), Albee con Il sogno americano (1959-60, rappresentato al York Playhouse di New York nel gennaio 1961) prendeva di mira con rinnovata baldanza gli ideali americani di progresso, ottimismo e fede nella missione nazionale e copriva di ridicolo il sentimentalismo della vita familiare, l’ossessione americana della prestanza fisica.

Nel linguaggio di Il sogno americano si intrecciavano e si combinavano innocui frammenti di discorso di tono eufemistico e infantile: brandelli di quel gran cicaleccio di certa borghesia americana in cui all’improvviso fanno capolino, con effetti di stridente contrasto, le verità più sgradevoli.

I risultati piú efficaci di questo lavoro di scavo nelle pieghe di un linguaggio fatuo, logoro e volgare, Albee li otteneva con Chi ha paura di Virginia Woolf? (messa in scena nell’ottobre ’62 al Billy Rose Theatre con successo trionfale). Anche qui il dialogo è il pretesto per una crudele messa a nudo delle convenzioni sociali: il grande bersaglio è il matrimonio come puro «status symbol», i rapporti sessuali svuotati d’ogni umana verità, in nome del rispetto delle forme.

Dopo una riduzione teatrale della Ballata del caffè triste di Carson McCullers (la prima è dell’ottobre ’63) dall’esito incerto, Albee si ripresentò al suo pubblico con Piccola Alice (al Billy Rose Theatre, nell’ottobre ’64): un’opera che lasciava irritati o perplessi gli spettatori. In Piccola Alice Albee tentava di affrontare una problematica piú complessa, portando alla luce – nella vicenda di un ecclesiastico in preda a gravi crisi di coscienza – i legami sotterranei tra isteria sessuale ed estasi religiosa, e, all’opposto, l’abisso tra gli allettanti miraggi della profanità e la luce del martirio.

Un Albee metafisico, dunque? Parleremmo piuttosto di una svolta dettata dalla ricerca di piú profondi agganci alle verità «interiori» dell’esistenza. Ancora una riduzione (Malcolm, dal romanzo di James Purdy) riporta Albee alla ribalta dello Shubert Theatre, nel gennaio ’66: ed è una commedia dall’esito sfortunato. Nel settembre dello stesso anno, Un equilibrio difficile (che esordisce al Martin Beck Theatre) ridà ad Albee il successo: la freschezza disarmante e sardonica del commediografo riprende il sopravvento davanti ad un universo domestico meschino e sfatto, in cui il minimo imprevisto può incrinare il fragile equilibrio dei rapporti umani.

È un ritorno all’ironia aspra degli esordi, ma con in piú un velo di tristezza: un «mezzo tono» assai fine e sommesso, che testimonia l’inconfondibile maturazione di questo scrittore.

Note bibliografiche

Prima Edizione Einaudi del 1970, a copertina rigida in tela grigio-azzurra, con titoli in bianco al dorso; rilegata a filo; stampata su carta opaca di buona qualità; dotata di sovracoperta fotografia lucida in B/N.

Stato di conservazione

Più che Ottimo [a livello strutturale non si notano danni, scritte, segni, strappi o usure gravi che vadano evidenziate; legatura compatta e resistente; copertine rigide quasi intatte e con pochissimi segni del tempo; sovracoperta in buono stato, con minime crepe/abrasioni ai bordi e leggeri ingiallimenti/opacità da sfregamento ai piatti; coste non troppo impolverate (con minuscole fioriture al lato superiore); ingiallimento delle pagine molto contenuto, e nella norma per il materiale e l’età].

Informazioni aggiuntive

Peso 0,58 kg
Dimensioni 14,5 × 22,5 × 3,3 cm
Edizione

Luogo di pubblicazione

Torino

Anno di pubblicazione

Caratteristiche particolari

Formato

Genere

Soggetto

,

Colore principale

Lingua

Condition Very Good
Notes A livello strutturale non si notano danni, scritte, segni, strappi o usure gravi che vadano evidenziate; legatura compatta e resistente; copertine rigide quasi intatte e con pochissimi segni del tempo; sovracoperta in buono stato, con minime crepe/abrasioni ai bordi e leggeri ingiallimenti/opacità da sfregamento ai piatti; coste non troppo impolverate (con minuscole fioriture al lato superiore); ingiallimento delle pagine molto contenuto, e nella norma per il materiale e l'età.

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