Enzo Carli, Simone Martini: la Maestà, Ed. Electa, 1996

L

a Maestà di Simone Martini è un grande affresco che occupa tutta la parete d’onore (perché in essa si apre solo una porticina secondaria in angolo) della maggior sala del Palazzo Pubblico di Siena, che un tempo si chiamava del Consiglio o «della Balestra» (un nome che, forse parziamente, conservò fino alla fine del Quattrocento) e quindi detta «del Mappamondo» dal mappamondo girevole che vi dipinse nel 1344-1345 per la parete opposta Ambrogio Lorenzetti (andato completamente distrutto nel secolo XVIII).

Della decorazione murale e del patrimonio pittorico del palazzo essa è la più antica testimonianza che ci sia pervenuta, ancorché il 12 agosto 1289 un certo Maestro Mino pittore ricevesse 18 lire a saldo delle 22 che doveva avere quia depinxit Virginem Mariam et alios Sanctos in Palatio Comunis in Consilio. Questo documento che Uberto Benvoglienti nel 1701 riferì alla Maestà di Simone Martini (onde da molti creduli settatori dell’erudito settecentesco quel famoso capolavoro venne ritenuto dell’oscuro Mino di Graziano, per di più fantasticamente identificato dal padre Della Valle con fra Giacomo da Torrita) riguardava invece – come chiarì il grande Gaetano Milanesi – un affresco che andò distrutto circa dieci o quindici anni dopo la sua esecuzione, quando l’edificio della Dogana, o «Bolgano», dove ebbero la loro prima sede le magistrature, venne forse abbattuto, e comunque del tutto trasformato per dar luogo all’attuale Palazzo Pubblico.

Dal 1282 infatti si parlava di trasformarlo o di ampliarlo con l’acquisto di case adiacenti, oppure di costruirne uno interamente nuovo in altro luogo: e nel 1288 il primo proposito venne
solennemente ribadito. La gestazione del nuovo palazzo dovette.

L’organizzazione di questo libro, che intende anche documentare i risultati del recente restauro, cui è dedicata un’apposita nota, vorrebbe restituire un rapporto il più immediato possibile con la Maestà, la «sorpresa» folgorante che da sempre affascina il visitatore.

Dall’immagine complessiva della corte celeste che si raccoglie sotto il baldacchino si passa a settori ravvicinati della scena ed infine viene isolato un certo numero di dettagli; a questo punto muta fortemente il ritmo della sequenza: le immagini, riprodotte esattamente nelle dimensioni originali dell’affresco (1:1) isolate da una controcampitura nera, esplorano analiticamente il dipinto, muovendosi da sinistra a destra e dall’alto verso il basso, soffermandosi sulle figure nelle loro diverse articolazioni, soprattutto sulle teste.

La presentazione sistematica della Maestà è preceduta dal saggio che ne documenta gli elementi generali dell’interpretazione storico-artistica.

[Nota dell’editore]

Prima Edizione del 1996, a copertina rigida in tela beige, con titoli in nero al dorso; dotata di sovracoperta semi-lucida fotografica a colori; rilegata a filo; stampata su carta semi-lucida di buona qualità e grammatura, con layout del testo su due colonne; ricca di fotografie a colori; protetta da un cofanetto rigido editoriale in tela con applicazioni fotografiche alle fiancate.

Come Nuovo [il volume non mostra danni strutturali, strappi, segni, mancanze o usure gravi che vadano evidenziate; legatura snodata e resistente; copertine rigide pressoché intatte; sovracoperta in condizioni eccellenti; cofanetto rigido in ottimo stato, solo con leggere sporcature/impolverature su alcuni degli spigoli]