Eugenio Riccòmini, La più bella di tutte. La cupola del Correggio nel Duomo di Parma, Ed. Amilcare Pizzi, 1983
€37,00 [€35,58 + I.V.A.]
Il prof. Riccòmini ci fa rivivere il clima culturale in cui il capolavoro di Correggio ha visto la luce e ce ne spiega i contenuti etici e filosofici.
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Descrizione
Edizione | Amilcare Pizzi, Milano, 1983 | Illustrazioni | 263 fotografie a colori |
N. Volumi | 1 | N. Pagine | 219 |
Dimensioni | 28,5 x 32,7 x 2,9 cm. | Peso | 2,35 kg. |
Descrizione |
I nevitabilmente, ogni libro sull’arte è, anche (0 soprattutto?), una raccolta di immagini. Non per nulla la moderna storia dell’arte è comparsa, giovane disciplina, nel tempo della “technische Reproduzierbarkeit”, della riproducibilità tecnica delle opere di cui trattava. Da allora appunto. da quando ai procedimenti artigianali e approssimati e insidiosamente creativi dell’incisione s’è venuta sostituendo l’oggettività della fotografia. è inimmaginabile e di scarsa fortuna un libro d’arte più scritto che illustrato. Da allora insomma (ed era anche giusto che finisse così, poiché da sempre gli artisti, costretti a “parlare con le mani”, avevano dovuto subire traduzioni anche inique da parte di chi possiede il dono della parola) la figura conta più che la pagina. E infatti chiunque fra il vasto pubblico, e anche noi che ci ostiniamo a fare questo affascinante ma un poco superfluo mestiere, appena ha tra le mani un libro d’arte corre subito con l’occhio alle riproduzioni, e si ripromette di leggere il testo più tardi, domani, o mai. Le figure, quindi, contano: e la loro scelta e qualità e taglio sono parte determinante del libro, e di ciò ch’esso dice. Metà, o più, di questo libro è quindi merito di Roberto Tassi; che doveva in origine scriverlo (o riscriverlo: alla sua penna sottile e penetrante si deve un primo volume sulla grande cupola del Correggio, uscito per questi tipi già nel 1967) e che poi ha passato la mano a noi, lasciandoci però in eredità il materiale illustrativo eseguito su sua indicazione. È un materiale, crediamo, di grande interesse e novità. Le fotografie furono infatti eseguite dai ponteggi innalzati entro la cupola per il suo restauro, tenacemente voluto da Augusta Ghidiglia Quintavalle e poi proseguito per lunghi anni e fra mille difficoltà e contrasti e sotto varie direzioni fino alla sua conclusione, nel 1980. Allora, per un paio di mesi, fu concesso ad un pubblico foltissimo di aggirarsi sui tavolati del ponteggio per godersi da vicino, e in posizione irripetibile, l’affresco del Correggio. Il restauratore, Renato Pasqui, stava ancora consolidando e riparando i monocromi alla base degli arconi del presbiterio, e il pubblico lo intravvedeva nei suoi trabiccoli, e talora si fermava a complimentarsi con lui, intrecciando strampalati dialoghi in bilico tra tavole sporgenti e snodi di tubi. Il fotografo aveva già da tempo terminato il suo compito, invece: e perciò le illustrazioni che qui si propongono (un poco ineguali fra loro perché scattate in ore diverse della giornata, e per la difficoltà di illuminare in modo omogeneo una superficie discontinua e mutevole) non sempre rendono esatto conto dell’affresco “dopo il restauro”; e in realtà non poche sono state eseguite durante le complesse operazioni d’intervento o addirittura (si vedano le zone inferiori dei monocromi già ricordati) prima del risanamento. Ad ogni modo, resta il fatto che queste immagini, proprio per la irripetibilità del loro punto e condizione di ripresa, si presentano quasi come altrettanti inediti del Correggio. E ciò basta, ci sembra, a giustificare un libro come questo. Quanto ai testi, essi sono stati scritti, direi, perché, in omaggio alla tradizione gutenberghiana, occorre che in un libro figurino ordinate colonne di caratteri a stampa; in un libro di immagini a colori, poi, il brulichio bianco e nero dello scritto serve soprattutto a mettere in risalto lo splendore policromo delle figure. Certo, a mettere in fila quelle parole abbiamo faticato e sudato, in questa estate opprimente. Abbiamo faticato e sudato, e mangiato polvere di vetuste biblioteche senz’aria condizionata; in impari gara, poi, con i più grandi scrittori d’arte passati e presenti, nostrani e stranieri, che tutti si sono misurati nel commento ai genî del nostro Rinascimento tra cui, bene 0 male, il Correggio figura sempre. Se abbiamo faticato e sudato per qualcosa, o per nulla, giudichi il lettore. Per noi, questi testi sono solo una testimonianza d’omaggio al Correggio, di cui sta ricorrendo qualche centenario; e dell’entusiasmo felice che tante volte abbiamo provato lassù, a tu per tu con la pittura della sua cupola, “la più bella di tutte”. [Eugenio Riccòmini, dalla Premessa]
Indice:
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Note bibliografiche |
Strenna Bancaria fuori commercio realizzata da Amilcare Pizzi per conto di Cassa di Risparmio di Parma nel 1983, a copertina rigida in tela beige chiaro, con titoli bicromatici al piatto e al dorso, dotata di sovracoperta lucida fotografica, rilegata a filo, stampata su carta semi-lucida di buona qualità con layout del testo su due colonne, corredata da oltre duecento fotografie a colori, anche a tutta pagina; dotata di cofanetto editoriale in cartoncino illustrato in monocromia. |
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Stato di conservazione |
Come Nuovo [strutturalmente parlando, non si notano danni, scritte, segni, strappi o usure particolari che vadano evidenziate; legatura resistente anche se un po’ irrigidita dal tempo; tela delle copertine ben tenuta e non abrasa; sovracoperta pressoché perfetta; custodia in cartoncino integra ma restaurata ed irrobustita con nastro adesivo trasparente] |
Informazioni aggiuntive
Peso | 2,35 kg |
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Dimensioni | 28,5 × 32,7 × 2,9 cm |
Autore/i | Eugenio Riccòmini |
Edizione | |
Luogo di pubblicazione | Milano |
Anno di pubblicazione | |
Formato | |
Caratteristiche particolari | |
Illustrazioni | |
Genere | |
Soggetto | |
Lingua |
Condition | n/a |
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Notes | Strutturalmente parlando, non si notano danni, scritte, segni, strappi o usure particolari che vadano evidenziate; legatura resistente anche se un po' irrigidita dal tempo; tela delle copertine ben tenuta e non abrasa; sovracoperta pressoché perfetta; cofanetto integro ma restaurato ed irrobustito con nastro adesivo trasparente. |
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