L’Europa riconosciuta. Anche Milano accende i suoi lumi [1706-1796], Ed. Federico Motta, 1987
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Un volume dedicato alla Milano e all’Europa del ‘700, il secolo che vide Casanova e Voltaire, Beccaria e Napoleone, Goldoni e Alfieri, il dispotismo illuminato e la rivoluzione francese…
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Descrizione
Edizione e Anno | Federico Motta per Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, Milano, 1987 | Illustrazioni | Fotografie e disegni in B/N e a colori |
N. Volumi | 1 | N. Pagine | 399 |
Dimensioni | 26,8 x 30 x 3,5 cm. | Peso (senza imballo) | 2,68 kg. |
Descrizione |
«Cronologicamente antecedente a I cannoni al Sempione, ecco il volume sul Settecento milanese, questo secolo cosi pieno di contraddizioni, che avrebbe visto Casanova e Voltaire, Beccaria e Napoleone, Goldoni e Alfieri, il dispotismo illuminato e la rivoluzione francese. Il volume è stato strutturato, spontaneamente e logicamente, in modo diverso dal precedente: là un sentore di rulli di tamburi e di rombi di cannone; qui, quei suoni assenti o lontani o quanto meno non altrettanto convulsi, si è tentato d’evitare di parlare d’armi, privilegiando piuttosto il costume, il gusto, l’intelletto, la scienza, il pensiero d’un momento storico che si è poi classificato come «Secolo dell’Illuminismo», un tempo che si pretende abbia portato luce dov’era ombra. Ma è giusta siffatta collocazione? O è una di quelle tante formule di comodo che gli storici usano per circoscrivere prima di tutto il proprio pensiero? Perché, in effetti, se è facile (e necessario) delimitare un periodo storico tra una battaglia e un armistizio, tra la conquista e la perdita d’un territorio, non altrettanto facile è delineare in parallelo, stabilendo la partenza e l’arrivo del loro cammino, il pensiero filosofico e l’artistico, il politico e il letterario: c’è chi arriva prima e chi dopo, chi determina e chi subisce. Il tutto in quei novant’anni (il Settecento tramonta col crollo della Bastiglia) che una iconografia di maniera ci presenta sovente a ritmo di minuetto, incipriato e di bianco imparruccato… Ma a parte questa stereotipa immagine, nell’avvicinare persone di diversa estrazione culturale, ma di sicuro impegno scientifico, chiamate a collaborare a questo poliedrico volume, ci siamo trovati talvolta di fronte a un interrogativo primario, se così possiamo dire, seguito da un altro che ne derivava: questo XVIII secolo è stato veramente un secolo decisivo? (domanda primaria) e (domanda derivata) Milano contribuì a quella eventuale importanza? A rimanere in superficie, a pensare soltanto al conclamato concetto dei «lumi», non si può rispondere che con una sicura affermazione: non fu forse l’intelligenza settecentesca che avviò l’uomo a provocare il tramonto del dispotismo, a scoprire i suoi diritti e le sue libertà, a far trionfare la democrazia? Ma fu veramente l’accensione di tanti lumi convergenti a quell’unico falò che accese Parigi il 14 luglio 1789 o furono soltanto fiammelle vaganti come fuochi fatui esalati da quel grande monumento, peraltro un po’ sepolcrale che fu, a Milano, il XVII secolo? Queste righe non sono certo sufficienti, e nemmeno pretendono di esserlo, per approfondire un così complesso problema; le pagine che seguono, piuttosto, sia pure in modo necessariamente sintetico, porteranno il lettore dentro ai singoli momenti d’una vita che comunque, e qui dalla superficie tentiamo d’avventurarci in profondità, metteva conto d’essere vissuta perché preludio a un mondo nuovo che dalla relativa staticità del Seicento si sarebbe avviata a una evoluzione in progressione geometrica, portando l’uomo dal sogno burlesco di Goldoni (Il Mondo della Luna messo in musica da vari compositori) a sbarcare davvero sulla Luna. Ora (ed ecco affacciarsi la seconda domanda) come e quanto Milano partecipò a questa progressione? Se vi furono i momenti positivi, molti sarebbero stati e furono i fattori negativi alla reale formulazione d’un’Idea; basti citarne uno: lo stato di sudditanza allo straniero che, per generazioni successive (fino, si potrebbe dire, a creare una condizione genetica collettiva) costrinse il popolo a pensare come altri, lontano dalla sua cultura, voleva che pensasse. A questa sudditanza s’aggiunse il sprivilegios nel quale visse una minoranza, conscia, almeno in parte, che qualsiasi mutazione sarebbe tornata a suo svantaggio. E però, se è vero, e non è certo che debba esserlo, che la povertà crea il genio, è anche vero, e questo è certo, che la ricchezza lo alimenta, ed è qui che Milano non fu ultima: i palazzi, le chiese, le pitture, le iniziative, sia pure prudenti, ci furono, e testimoniano una vita che mirava in alto e avanti. Il genio, quando si presentò, fu aiutato. Mancava l’humus perché una vera cultura milanese si sviluppasse orizzontalmente; se eccellevano uomini di grande cultura, mancava quella di base. Ma le premesse, anche a Milano, ci furono, per un suo inserimento in quell’Europa che pur tra scossoni, avventure e ritorni, stentava a formarsi, ma comunque andava edificandosi. Per questa ragione, il presente volume dedicato alla Milano del XVIII secolo s’è intitolato L’Europa riconosciuta; è stato un caso fortunato che il quasi lombardo maestro di corte a Vienna, Antonio Salieri, fosse chiamato a scrivere un’opera con questo titolo per l’inaugurazione del Teatro alla Scala, il più imperituro e universalmente famoso monumento settecentesco di Milano, certamente uno dei suoi simboli preclari; la sede non deputata, ma naturale, di tanti avvenimenti non solo musicali. Il simbolo d’una città, peraltro, che, almeno attraverso il misterioso linguaggio dei suoni, avrebbe raccolto e trasmesso una vibrazione particolare all’intero continente. E anche questo fu un modo d’accendere quelle luci che poco a poco avrebbero illuminato il mondo; insieme a chi si batté per la giustizia, per la cura dei corpi oltre che delle anime, insieme a chi lasciò opere d’arte e d’ingegno che facevano di Milano, già allora, una delle capitali importanti d’Europa. Forse nasceva inconsciamente (pur se attraverso un ininfluente melodrammatico mito) il riconoscimento d’un’Europa [Riccardo Malipiero]
Indice:
Saggi di Guido Bezzola, Elisabeth e Jörg Garms, Carlo Perogalli, Grazietta Butazzi, Giovanna Tilche Nociti, Paola Vismara Chiappa, Carlo Capra, Stefano Baia Curioni, Cesare Mozzarelli, Giorgio Cosmacini, Marco Bona Castellotti, Gianmarco Gaspari, Riccardo Malipiero e Franco Arese Lucini. |
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Note bibliografiche |
Prima edizione del 1987 realizzata da Federico Motta per Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, di grande formato, a copertine rigide in tela blu scro, con titoli argentati al piatto e al dorso; rilegata a filo; stampata su carta semi-lucida di buona qualità e grammatura; dotata di sovracoperta lucida fotografica a colori; arricchita da decine di disegni e fotografie in B/N e a colori. |
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Stato di conservazione |
Come Nuovo [a livello strutturale non si notano danni, scritte, segni, strappi o usure gravi che vadano evidenziate; legatura compatta e resistente; copertine rigide quasi intatte; coste abbastanza luminose; ingiallimento delle pagine pessoché assente; sovracoperta in ottimo stato, con minimi e trascurabili segni di vissuto ai bordi e leggere opacità da sfregamento ai piatti]. |
Informazioni aggiuntive
Peso | 2,68 kg |
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Dimensioni | 26,8 × 30 × 3,5 cm |
Edizione | |
Luogo di pubblicazione | Milano |
Anno di pubblicazione | |
Illustrazioni | |
Caratteristiche particolari | |
Formato | |
Genere | |
Soggetto | |
Colore principale | |
Lingua |
Condition | n/a |
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Notes | A livello strutturale non si notano danni, scritte, segni, strappi o usure gravi che vadano evidenziate; legatura compatta e resistente; copertine rigide quasi intatte; coste abbastanza luminose; ingiallimento delle pagine pessoché assente; sovracoperta in ottimo stato, con minimi e trascurabili segni di vissuto ai bordi e leggere opacità da sfregamento ai piatti. |
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