Jean-Marie Pérouse de Montclos, Parigi. L’arte nei secoli, Ed. Magnus, 2001
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La storia di un’impresa, dell’importazione di prodotti e di uomini che Parigi ha saputo organizzare a proprio vantaggio…
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Descrizione
Edizione | Magnus, Udine, 2001 | Illustrazioni | Fotografie a colori e disegni in B/N |
Coordinamento editoriale | Agnès de Gorter | Ricerca iconografica | Dalloula Haiouani |
N. Volumi | 2 | N. Pagine | 705 |
Dimensioni | 28,5 x 33,8 x 7,6 cm. | Peso | 6,23 kg. |
Descrizione |
P er quanto sorprendente possa sembrare, fino a oggi non sono state mai pubblicate opere dedicate all’arte di Parigi. La ragione è evidente: la coppia formata dall’arte e da Parigi costituisce un insieme incommensurabile. L’eccezionale destino di questa città è dovuto all’opera di una popolazione numerosa e industriosa che fu per lungo tempo la più importante d’Europa. Molti abitanti, un habitat, ecco la materia che l’architettura ha dovuto plasmare. L’origine della fortuna di Parigi non è da ricercare nell’opera di scultori e pittori famosi che, nei primi tempi. a Parigi sono stati solo una presenza fugace, ma nell’attività permanente di artigiani, maestri dell’arte orafa, dell’arte del vetro, del legno, dei tessuti, dotati di tale abilità da assicurarsi una clientela di principi, in città e fuori città. Questi artigiani riconoscono a loro volta un salo maestro: la moda. Come un sottile filo che compone le varie parti di un abito, la moda ha collegato i luoghi ai tempi; è stata il tratto persistente della storia artistica di Parigi: ha impasto ai parigini un pressante obbligo al cambiamento, come se la città non potesse sopravvivere senza metamorfosi periodiche; ha trasmesso un insaziabile appetito di novità che ha sviluppato la capacità di accogliere idee e uomini venuti da fuori, grazie alla quale a Parigi si è formato il modello europeo di savoir-vivre. A Parigi. e a causa di Parigi i confini dell’arte sono stati continuamente spostati. E non è un caso che sia stata Parigi, durante la prima metà del XX secolo, il luogo nel quale i canoni delle Belle Arti non sono più stati tali. Quello che qui tentiamo di fare è la storia di un’impresa, dell’importazione di prodotti e di uomini che quest’ultima ha saputo organizzare a proprio vantaggio. Ci chiediamo come essa abbia potuto dotarsi di un’immagine capace di attirare clienti e fornitori ed estendere fino ai confini dell’Europa la sua influenza. Così, la nostra ambizione non è di scrivere l’impassibile storia dell’ arte a Parigi, ma soltanto di osservare il flusso e il riflusso, le dipendenze, la soggezione ai materiali e ai saperi venuti da fuori, la successione erratica delle “nuove tendenze”, come si dice oggi nel mondo dell’alta moda. «Una città molto grande ha bisogno del resto del mondo, si alimenta come una fiamma a spese di un territorio e di un popolo di cui consuma e trasforma in spirito, in parole, in novità, in atti e in opere i tesori muti e le riserve profonde», scrive Paul Valéry in Fonction de Paris (1937). Per essere coesistite nello stesso campo magnetico, alcune opere, oggi disperse, banno conservato delle segrete affinità che ci siamo sforzati di far risaltare attraverso un’impaginazione appropriata, costituendo una sorta di polittico. «Gli specchi sono l’elemento spirituale di questa città, il suo emblema all’interno del quale sono venuti a inscriversi gli emblemi di tutte le scuole poetiche», scrive Walter Benjamin in Paysages urbains, Paris, la ville dans le miroir (1929). E aggiunge: «La bellezza dei parigini è uscita da questi specchi» La donna, sacerdotessa della moda, è il grande soggetto dell’arte parigina; ma non è la sola a lasciarsi catturare dal gioco di specchi. Il pittore si fa dipingere; lo scultore fa il busto del pittore che gli fa il ritratto: le edicole dell’architettura si riproducono senza fine nel vetro delle finestre e nell’oro dei reliquiari. Per descrivere il genio artistico del luogo, il problema dei confini di un agglomerato in costante sviluppo avrebbe potuto costituire un ostacolo insormontabile. Il caso ha fatto sì che i confini urbani attuali diano una buona definizione della città: questa include non soltanto Saint-Germain-des-Prés e Saint-Martin-des-Champs, ma anhe Saint-Denis e Vimenes, in origine distanti da Parigi e tuttavia indissociabili dalla città; esclude Fontainebleau e Versailles, che infatti furono concorrenti di Parigi: collega alla città i meandri della Senna dove si sono sviluppate le prime manifestazioni dell’impressionismo campagnard, pure così parigino; lascia fuori Barbizon, dove si sono ritrovati i pittori stanchi della città. Per le discipline artistiche “nomadi” abbiamo considerato soltanto le opere eseguite a Parigi o per Parigi. Definizione artificiale, ovvero fatta per l’arte, che obbliga Poussin, David, Ingres, vedette dell’arte francese, a lasciare a Roma, fuori campo, buona parte della loro opera. Per questo l’arte parigina si distacca dall’arte francese.
Indice:
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Note bibliografiche |
Prestigiosissima pubblicazione in due tomi del 2001, di grande formato, a copertine rigide in tela blu scuro con titoli in oro al dorso; dotata di cofanetto rigido lucido fotografico editoriale a colori; rilegata a filo; stampata su semi-lucida di ottima qualità; ricchissima di disegni in B/N e fotografie a colori ad ampia profondità cromatica e definizione, anche a tutta pagina. |
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Stato di conservazione |
Come Nuovo [i volumi sono stati poco consultati e non mostrano danni strutturali, strappi, segni, mancanze o usure gravi che vadano evidenziate; legature snodate e resistenti; copertine rigide in ottimo stato, senza abrasioni o rovinature, con leggerissimi cenni di polvere in alcune zone dei piatti (trascurabili); coste ancora luminose; ingiallimento delle pagine pressoché assente] |
Informazioni aggiuntive
Peso | 6,23 kg |
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Dimensioni | 28,5 × 33,8 × 7,6 cm |
Edizione | |
Luogo di pubblicazione | Udine |
Anno di pubblicazione | |
Caratteristiche particolari | |
Formato | |
Illustrazioni | |
Genere | |
Soggetto | |
Colore principale | |
Lingua |
Condition | n/a |
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Notes | I volumi sono stati poco consultati e non mostrano danni strutturali, strappi, segni, mancanze o usure gravi che vadano evidenziate; legature snodate e resistenti; copertine rigide in ottimo stato, senza abrasioni o rovinature, con leggerissimi cenni di polvere in alcune zone dei piatti (trascurabili); coste ancora luminose; ingiallimento delle pagine pressoché assente. |
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