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Stefano Zuffi (a cura di), La Storia dell’Arte (28 voll.), Ed. Electa / l’Espresso, 2006-2008

Il prezzo originale era: €378,00.Il prezzo attuale è: €235,00. [225,96 + I.V.A.]

Electa

Descrizione

Edizione Electa per Gruppo Editoriale l’Espresso, Roma, 2006-2008 Collana la Biblioteca di Repubblica
Curatore di Collana Stefano Zuffi Coordinamento dell’opera Francesca Asnaghi
Ricerca iconografica E. Demartini, A. Fermi, C. Franchini, G. Intra e M. Penati Illustrazioni Fotografie e disegni a colori
N. Volumi 17 N. Pagine oltre 22’000
Dimensioni 17,5 x 26 x 113 cm. Peso 44 kg.
Descrizione

I

nvitare il lettore alla consultazione di questa nuova collana è un compito agevole e gradito: la bellezza trascinante delle opere d’arte, lo splendore dei monumenti, la mole stessa dell’iniziativa parlano, come si dice, da sole. Tuttavia, vale la pena di sottolineare quanto possa risultare utile, persino necessaria, una collana dedicata alla storia dell’arte occidentale proprio in un momento in cui i linguaggi, le culture, le tradizioni si mescolano, sì sovrappongono, sì confondono. Il percorso dell’arte appare, oggi, una delle vie privilegiate per comprendere le nostre radici e per avviare in modo ricco e consapevole il dialogo fra le civiltà.

Questa collana sì ripromette di essere uno strumento utile e duttile, dove la forza comunicativa delle immagini è sorretta e inquadrata entro una cornice editoriale semplice e chiara, con testi aggiornatissimi e insieme godibili. L’arte attraversa secoli, culture, ambiti geografici, tecniche, materiali: narra vicende di interi popoli e di singoli uomini. La sua linea fondamentale è dettata dalla storia, che indica un percorso preciso e ben scandito, dove fatti, date e personaggi definiscono il perimetro entro il quale muoversi; d’altro canto, però, l’arte implica l’intervento umano, creativo e imprevedibile. Questa è la bellezza e la difficoltà delle discipline umanistiche: interpretare fenomeni collettivi e insieme saper cogliere la creatività individuale dell’artista. Senza allentare il legame con la storia, l’arte ci fa avvertire una dimensione umana più alta, un orizzonte che ci appartiene, al di là delle barriere dello spazio e del tempo. Per usare le parole di uno degli autori di questi volumi, “quando ho visto per la prima volta le Piramidi, ho pensato che anche se l’umanità fosse scomparsa subito dopo avrebbe comunque lasciato qualcosa di importante nell’universo”.

Questo aspetto profondamente umano e civile dell’arte, vista e vissuta come costante, intensa espressione di identità, è il filo conduttore di tutta la collana. A partire dalle manifestazioni primordiali, abbiamo seguito diversi modelli di approccio: il flusso della storia delle idec, la connotazione degli stili, l’intervento dei grandi maestri, la migrazione delle immagini e dei modelli, lo sviluppo c il ricorrere di simboli. Tuttavia, un aspetto che si conferma essenziale, nello scorrere dei secoli, è il formarsi di un patrimonio di immagini c di monumenti (i cosiddetti “beni culturali”?) come elemento di aggregazione di popoli c nazioni. Questo aspetto è molto evidente per l’archeologia: i reperti artistici e le rovine degli edifici ci permettono di ricostruire vicende di intere civiltà scomparse, di genti remote, di grandi storie collettive e di piccoli e toccanti casi individuali. Ma, come i lettori avranno modo di vedere, lo stesso concetto si conferma anche nei secoli più vicini a noi, nel formarsi di un certo modello di Europa e di Italia. E proprio nel nostro Paese questa identità artistica appare radicata, diffusa, tenace eppure fragile e minacciata, aggredita forse proprio per la sua struggente nobiltà e bellezza.

 

Il problema della consapevolezza

Discutendo con gli autori nelle fasi preliminari dell’opera, è emerso un importante punto d’incontro culturale: nel concetto di “arte” devono essere insite la volontà e la consapevolezza. Questo è il filo conduttore che accompagnerà il lettore dalla preistoria all’arte contemporanea, dove anzi il tema si ripropone con forza. L’intenzione di lasciare un segno è un fatto antropologico decisivo quanto la conquista della posizione eretta o il dominio del fuoco. Per costruire o decorare un oggetto non limitandosi all’utilità della pura funzione bisogna spendere tempo, energie, strumenti, materiali: nessun altro animale lo fa. Grazie all’affiorare della consapevolezza artistica, possiamo comprendere con gratitudine e fiera tenerezza che noi, oggi, discendiamo da quei cavernicoli che hanno sentito il desiderio di intagliare un bastone, di lasciare l’impronta di una mano dentro una caverna, di incidere ghirigori su un osso spolpato. L’intervento primordiale ma consapevole dell’artista ha conferito a questi oggetti un senso nuovo e diverso, carico di valori intensamente, profondamente, esclusivamente umani. L’esigenza del “bello” accomuna tutte le epoche e le latitudini, mostrando un’inalterabilità di sentimenti senza distinzioni, commovente tratto di identità per l’intera specie umana.

 

Mito, eredità e creazione

Ogni popolo su questa terra continua a vivere, anche dopo la fine di un ciclo storico, nella misura in cui ha potuto trasmettere la propria memoria e i propri miti, L’eredità di chi ci ha preceduto nei millenni è ciò che dobbiamo consegnare a chi ci seguirà, come promessa di eternità, soglia del sacro, fiducia nelle radici, conferma di identità, ma anche rinnovo di un dramma, Nella lingua e nella cultura greca, “mito” significa “storia, racconto, favola che spiega”: allude alla capacità di comunicare in modo sensato idee, simboli, pensieri, emozioni, civiltà, fede, Il mito non è solo parola: è anche immagine, e le culture hanno trovato nel linguaggio dell’arte un formidabile mezzo espressivo. Il valore di testimonianza, tuttavia, è solo una delle componenti dell’arte: non meno importante, e anzi decisivo, è l’aspetto della libera creatività personale.

Un nostro antenato impasta calcite, ossido di ferro, argilla, ocra rossa, ossido di manganese per evocare sulle pareti di una caverna cacce favolose, galoppi fantastici, pericoli scampati e tragedie: fra i mammuth, i cavalli e i tori della grotta di Lascaux, l’artista paleolitico dipinge anche un essere immaginario destinato ad avere lunga fortuna nell’arte, il liocorno.

Chi è questo “mostro”? Un semplice errore, un essere divino, un’oscura minaccia? La spiegazione più convincente è nelle parole di Leonardo da Vinci: “Il pittore è padrone di tutte le cose”, poiché può creare dal nulla le immagini che più gli aggradano. Quell’uomo sporco e malconcio si è inventato un animale che non esiste: per la prima volta, grazie all’arte, ha provato il coraggio e la gioia di comportarsi “a immagine e somiglianza” del Creatore, capace di plasmare Adamo dal nulla, di dare vita alla creta informe.

 

Dall’idea alla componente tecnica

Su questa strada, però, si corre il rischio di spogliare l’opera d’arte della sua concretezza di oggetto tangibile per proporsi come pura e quasi immateriale manifestazione dello spirito. Nei primi versi di un celebre sonetto, Michelangelo ripropone come motivo fondante dell’attività artistica il dualismo tra forma e contenuto, tra indispensabile materia e ineffabile “idea”: “Non ha l’ottimo artista alcun concetto / ch’un marmo solo in sé non circoscriva / col suo soverchio, e solo a quello arriva / la mano che ubbidisce all’intelletto”.

In questa collana, preme affermarlo con forza, l’aspetto materiale riveste un’importanza centrale. Trattandosi di comunicazione visiva, l’arte si rivolge ai sensi, e considerare la “forma” il semplice involucro entro cui è calato il “contenuto” significa privarla del suo primo e più significativo aspetto: quello di un oggetto che si vede e si maneggia. Non dimentichiamo che la parola greca che significa arte è tekne, per indicare che le espressioni creative devono trovare manifestazione attraverso l’applicazione di regole “tecniche”.

Se nelle opere letterarie l’aspetto materiale è irrilevante, e il valore di uno scritto resta identico in un’edizione pregiata come in un tascabile, nell’opera d’arte ciò che si vuol far comprendere (il significato) passa attraverso ciò che sì vede (l’oggetto, il mezzo espressivo, Il materiale e lo stile), Per questo, abbiamo inserito lungo lo scorrere del testo frequenti “finestre” esplicitamente dedicate ai materiali e alle tecniche.

 

Indicazioni di scrittura e di lettura

Un’opera d’arte, come una composizione poetica o musicale, può essere letta in molti modi diversi. Non esiste un’unica linea interpretativa “giusta”, ma significati che si intrecciano e si combinano, potenziandosi a vicenda. Compito dello storico dell’arte è appunto la ricostruzione, l’analisi e lo studio delle circostanze materiali, storiche, sociali, biografiche e culturali in cui l’opera è stata generata. Agli specialisti che hanno contribuito a questa opera è stata lasciata ampia discrezionalità nell’approccio, ma chiedendo di evitare l’esercitazione letteraria, e di cercare di risultare essenziali e concreti. L’intenzione è di non perdere mai il senso dello stupore e della bellezza, ingrediente indispensabile dell’opera d’arte, ma con una trattazione chiara, documentata, precisa.

Il lettore deve poter seguire lo sviluppo delle arti entro una cornice di riferimenti storici facilmente disponibili e consultabili. Pur essendo stata concepita e realizzata in Italia, anche con prestigiosi contributi internazionali di studiosi di altre nazioni, questa collana non è dedicata alla storia dell’arte “italiana” ma comprende aspetti, opere, maestri e ambiti di effettivo respiro europeo, troppo spesso ignorati. Il desiderio di proporre la storia dell’arte in un orizzonte tecnico ed espressivo più vasto del solito si rispecchia nell’alternanza fra capitoli di carattere generale e sezioni dedicate a singoli ambiti geo-storici e culturali. Accompagnano il testo principale approfondimenti specifici: analisi di capolavori, profili di protagonisti (artisti, committenti, collezionisti, intellettuali…) e una selezione di brani di antologia critica, per raccogliere pagine indimenticabili, pietre miliari della storia e della critica d’arte.

Un aspetto estremamente delicato riguarda i passaggi tra le epoche e gli stili: per ovvia esigenza pratica e di chiarezza, i volumi sono divisi in periodi per così dire “classici”, ma è importante ricordare sempre che anche in presenza di date e fatti epocali la storia dell’arte procede sempre per passaggi progressivi, tenendo costantemente aperti i rapporti formali, stilistici e culturali. Le cesure tra le epoche non sono mai nette e definitive, e i punti di contatto e di giunzione sono stati in questa collana particolarmente curati. Autori e lettori sono poi invitati a non cadere nel ricorrente equivoco di considerare la “storia dell’arte” come la “storia della pittura”.

In realtà, la pittura non è sempre stata l’arte guida: in vari periodi e in diversi ambiti, la cultura, il gusto e la ricerca artistica si esprimono molto più efficacemente in altre tecniche: la varietà e l’eclettismo, in armonia con le diverse situazioni storiche e artistiche, sono indicazioni alle quali gli autori e i ricercatori iconografi di questa collana hanno aderito, e sfogliando le pagine di questi volumi il lettore non tarderà a convincersene.

 

Il testo, gli autori e la ricerca iconografica

Una collana editoriale dì queste proporzioni ha come requisito indispensabile la partecipazione propositiva di un ampio numero di autori, da chi sì è occupato di interi volumi a chi si è concentrato su poche pagine. Molti dei cìrca cento storici dell’arte, archeologi, studiosi e storici dell’architettura coinvolti in questa impresa occupano ruoli di rilievo nell’insegnamento universitario e nelle direzioni museali, in realtà e regioni diverse: hanno aderito a un progetto divulgativo con una convinzione piena e gratificante. Evidentemente, il campo della comunicazione culturale comincia a non essere più considerato marginale rispetto alla ricerca filologica, ma rientra fra gli obiettivi fondamentali degli studiosi.

Rivolgersi a un pubblico vasto, appassionato ma non necessariamente specializzato richiede la capacità di non utilizzare un lessico troppo tecnico, di non dare nulla per scontato, di cogliere in una prospettiva più vasta fenomeni di cui spesso si sono sviscerati meticolosamente solo alcuni aspetti, di uscire insomma dall’alveo ristretto ma in fondo tranquillizzante dell’autoreferenzialità.

Nei singoli volumi, i nomi degli autori verranno indicati nelle parti di competenza, così come quelli delle numerose persone che sono coinvolte nella collana e alle quali va un collettivo e affettuoso ringraziamento. Aver identificato una analoga formazione universitaria fra diversi autori non era preventivato ma, a conti fatti, evidentemente non è casuale, e consente di rinnovare la gratitudine nei confronti del comune maestro Pierluigi De Vecchi.

[Stefano Zuffi, Curatore della Collana]

Struttura dell’Opera

  1. Le prime civiltà
  2. Il mondo classico
  3. L’Alto Medioevo
  4. Il Romanico
  5. Il Gotico
  6. Il Quattrocento
  7. L’Arte islamica
  8. L’Arte Bizantina e russa
  9. Il Rinascimento
  10. Il tardo Cinquecento
  11. Il Barocco
  12. Il primo Settecento
  13. L’età delle rivoluzioni
  14. Il Romanticismo
  15. L’Età dell’Impressionismo
  16. L’Arte americana
  1. Le Avanguardie
  2. L’Arte contemporanea
  3. Nuovi orizzonti creativi
  4. Indici e Apparati
  5. Il Dizionario dell’Arte [AachCour]
  6. Il Dizionario dell’Arte [CousKupk]
  7. Il Dizionario dell’Arte [LancPuri]
  8. Il Dizionario dell’Arte [PuviZurb]
  9. I Grandi Musei del Mondo [Amsterdam, Atene, Berlino, Bologna, Il Cairo, Firenze]
  10. I Grandi Musei del Mondo [Genova, Londra, Madrid, Milano, Monaco, Mosca]
  11. I Grandi Musei del Mondo [Napoli, New York, Parigi, Parma, Roma]
  12. I Grandi Musei del Mondo [Roma, San Pietroburgo, Torino, Urbino, Venezia, Vienna, Washington]

Informazioni aggiuntive

Peso 44 kg
Dimensioni 17,5 × 26 × 113 cm
Edizione

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Luogo di pubblicazione

Roma

Anno di pubblicazione

Illustrazioni

Formato

Genere

Soggetto

Colore principale

Lingua

Condition n/a
Notes I volumi, consultati pochissimo, non mostrano danni strutturali, strappi, segni, mancanze o usure gravi che vadano evidenziate; legature compatte e robuste (solo negli ultimi 4-5 tomi, esse sembrano lievemente ammorbidite, ma assolutamente salde e resistenti); copertine rigide in ottimo stato, prive (o quasi) di segni di vissuto o rovinature e con lievissime opacità da sfregamento ai piatti; coste e pagine poco impolverate/ingiallite, e comunque nella norma per l'età e l'edizione.

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