Liana Castelfranchi Vegas, Italia e Fiandra nella pittura del Quattrocento, Ed. Jaca Book, 1988

Liana Castelfranchi Vegas, Italia e Fiandra nella pittura del Quattrocento, Ed. Jaca Book, 1988

29,50 [28,37 + I.V.A.]

In stock

29,50 [28,37 + I.V.A.]

Saggio critico di Liana Castelfranchi Vegas che esamina le tangenze tra cultura della Fiandra, pittura fiamminga e arte italiana dai primi influssi a Napoli fino alla Liguria e Lombardia.

Availability: Disponibile Categorie: ,
Visualizza carrello

Descrizione

Edizione Jaca Book, Milano, 1988 Illustrazioni Fotografie e disegni in B/N e a colori
N. Volumi 1 N. Pagine 311
Dimensioni 23,5 x 30,5 x 3 cm. Peso 1,94 kg.
Descrizione

Q

uesto libro è l’esito di un cammino di ricerca che ha preso l’avvio nel lontano 1966, con due saggi apparsi sulla rivista «Paragone»: uno di questi scorgeva l’esistenza di una trama continua di rapporti tra pittura fiamminga e pittura italiana nel corso del  Quattrocento e tentava di tracciarne i primi lineamenti, collegando quelle tangenze che qua e là venivano segnalate nei saggi di alcuni studiosi italiani e stranieri. Da allora, si può dire, il tema non ha cessato di affascinarmi nei suoi vari aspetti, fin quando in un corso universitario del 1977-78, questa trama cominciò ad assumere maggiore organicità e verifica storica.

ll caso dei rapporti tra Italia e Fiandra si presenta, in realtà, come assai peculiare rispetto a quelli che si stabilirono tra pittura fiamminga e altre aree artistiche in Europa, dove l’impatto fiammingo fu assimilato in modo vistoso. In Italia la pittura fiamminga non giunse mai ad alterare il corso storico o a determinarne la fisionomia, proprio perché l’Italia fu a sua volta nel Quattrocento teatro di fatti pittorici di altissimo livello, che nascevano da un profondo e globale ripensamento della realtà pittorica.

Ancor più singolare quindi il fatto che l’Italia rappresentò la prima e più ricca area di committenza della pittura fiamminga, sia mercantile sia aristocratica, fenomeno che assunse talora le proporzioni di una moda esotica; e spettano all’Italia, nel Quattrocento, anche i primi documenti storiografici sulla pittura fiamminga, carichi di elogi. Soprattutto la conoscenza diretta di esemplari fiamminghi esercitò su molti dei nostri pittori – specie su alcuni dei massimi esponenti del nostro Quattrocento – un così forte fascino da tradursi in un nuovo arricchimento nella resa pittorica della realtà.

È questa ricerca del reale, si sa, che accomuna entrambe le civiltà pittoriche; ed è noto che, alla lenta esplorazione di realtà analitiche propria della pittura fiamminga, condotta sul tessuto pittorico delle cose, si contrappone, specie in Toscana, una conquista di questa realtà attraverso la definizione dello spazio e della forma e la loro lucida sintesi.

Dunque, un ponte venne gettato tra questi due universi pittorici, a nord e a sud delle Alpi. ll caso limite del siciliano Antonello era ben noto sin dai tempi del Vasari: pittore quasi bilingue, italo-tiammingo, che arrivò a raggiungere la suprema sottigliezza del tessuto fiammingo e a calarlo, al contempo, in altrettanto suprema lucidezza di spazio e di forma italiani. Fu, la sua, sintesi vera e mentale e non il semplice risultato dell’adozione del mezzo tecnico oleoso dei fiamminghi, come il Vasari fece credere.

Ed anche Piero della Francesca, anche Giovanni Bellini furono attascinati da quella prolungata visione delle cose attraverso la luce e la introdussero come un innesto prezioso nel loro linguaggio già maturo. Ma, accanto a questi grandi esponenti, vi fu ancora il peso segreto che il fiammingo ebbe nella vasta costellazione di artisti più periferici, cosi da entrare come componente nordica nella cultura pittorica di intere regioni.

E qui che si colloca quello che ritengo il maggior sforzo di questo lavoro: radunare e coordinare per la prima volta in un quadro storico d’insieme questa molteplicità di tangenze; ricostruire, cioè, la mappa storica di questa circolazione fiamminga in Italia, configurandone i tempi, i modi e gli intrecci: dalla prima testa di ponte a Napoli verso la metà del Quattrocento sino all’altissima congiuntura storica tra il 1465 e il 1475 che raccoglie Piero della Francesca, Antonello e Giovanni Bellini in un nodo stretto anche dalla componente tiamminga, fino alla seconda ondata di presenze fiamminghe in Liguria e ai suoi riflessi in Lombardia tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento.

Si tratta, insomma, di mezzo secolo del nostro Quattrocento rivisitato, quasi alla lettera, alla luce dei fiamminghi.

[Liana Castelfranchi Vegas]

 

Indice:

  • Premessa
  • Capitolo primo – Masaccio e Van Eyck: due approcci alla realtà
  • Capitolo secondo – 1440-1450: collezionismo, storiogratia, viaggı
  • Capitolo terzo – La prima testa di ponte del fiammingo a Napoli. Antonello da Messina, pittore
    italiano e fiammingo
  • Capitolo quarto – Piero della Francesca e l’apice del gusto fiammingo a Urbino nel decennio 1465-75
  • Capitolo quinto – Il fiammingo nel Veneto e il suo ruolo nella pittura di Giovanni Bellini
  • Capitolo sesto – I fiamminghi a Firenze
  • Capitolo settimo – L’aria ponentina in Lombardia
  • Capitolo ottavo – Epilogo: Italia e Fiandra tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento
  • Bibliografia generale
  • Cataloghi delle principali esposizioni
  • Indice dei nomi
  • Indice dei luoghi e delle opere
  • Indice delle illustrazioni
  • Tavola cronologica
Note bibliografiche

Prima Edizione Jaca Book del 1988 per la Collana Le Grandi Stagioni, di grande formato, a copertina rigida in tela muta blu scuro; rilegata a filo; stampata su carta semi-lucida di buona qualità e con ampie marginature al testo; dotata di sovracoperta protettiva lucida fotografica; corredata da fotografie e disegni in B/N e a colori anche a tutta pagina.

Stato di conservazione

Più che Ottimo [il volume non mostra danni strutturali, strappi, segni, mancanze o usure gravi che vadano evidenziate; legatura compatta e resistente; copertine rigide quasi intatte e con pochissimi segni del tempo; sovracoperta in ottimo stato, con minimi segni di vissuto ai bordi e lievi opacità da sfregamento ai piatti; coste poco impolverate; ingiallimento delle pagine molto ridotto o assente].

Informazioni aggiuntive

Peso 1,94 kg
Dimensioni 23,5 × 30,5 × 3 cm
Edizione

Luogo di pubblicazione

Milano

Anno di pubblicazione

Caratteristiche particolari

Illustrazioni

Formato

Genere

Soggetto

Colore principale

Lingua

Condition Very Good
Notes Qualche alonatura di opaco alla sovracoperta, dovuta allo sfregamento tra libri; a seconda della copia disponibile, possibili sbucciature (normali dopo quasi 30 anni) in alcuni degli angoli o dei bordi, risistemante con discrezione - se necessario - con l'uso di scotch invisibile applicato internamente alla sovracoperta; rilegature rodate ma ancora assai robuste; nessun segno, scritta, strappo o rovinatura alle pagine.

Recensioni

Ancora non ci sono recensioni.


Recensisci per primo “Liana Castelfranchi Vegas, Italia e Fiandra nella pittura del Quattrocento, Ed. Jaca Book, 1988”