Aleksandr Solženitsyn, Il Primo Cerchio, Ed. Mondadori, 1968

Aleksandr Solženitsyn, Il Primo Cerchio, Ed. Mondadori, 1968

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Il titolo è ispirato al Primo Cerchio dell’Inferno di Dante, dove si trova il limbo (a cui viene appunto paragonata la šaraška, campo di prigionia leggera del sistema di detenzione stalinista.

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Descrizione

Editore e Anno Mondadori, Milano, 1968 Traduzione Pietro Zveteremich
N. Volumi 1 N. Pagine 746
Dimensioni 13 x 20,5 x 3,4 cm. Peso (senza imballo) 0,71 kg.
Descrizione «Il titolo del romanzo è ispirato al primo cerchio dell’Inferno di Dante, dove si trova il limbo (a cui viene appunto paragonata la šaraška, “campo di prigionia leggera” rispetto ai normali centri di detenzione staliniani). Nell’opera di Solženitsyn vengono rievocati tre giorni della vita degli ospiti della šaraška di Marfino (una località tra Lobnya e il centro di Mosca), in cui venivano detenuti e lavoravano svariati scienziati e tecnici sovietici arrestati sulla base dell’articolo 58 del Codice penale sovietico durante il periodo staliniano, subito dopo la Seconda guerra mondiale.

Diversamente dagli altri campi di prigionia dell’universo dei gulag, i detenuti della šaraška venivano adeguatamente nutriti e godevano di buone condizioni di lavoro (al contrario degli altri campi, infatti, non ci si dedicava a lavori molto pesanti all’aperto).

I detenuti lavoravano a progetti tecnici di supporto agli organi di sicurezza dello Stato e di salvaguardia dei poteri costituiti, voluti dai paranoici sospetti di Stalin. Nel romanzo si evidenzia il dilemma angoscioso dei detenuti, che da una parte erano ben consapevoli della loro migliore condizione di vita rispetto agli ospiti degli altri gulag; d’altra si rendevano conto che con il loro lavoro favorivano la sopravvivenza proprio di quel regime che causava tante sofferenze. Alla fine del romanzo, parecchi, incluso il protagonista Gleb Nerzhin, scelgono di smettere di collaborare anche se questo significa essere espulsi dalla šaraška ed essere inviati in campi di concentramento ben più duri.

Al riguardo Solženitsyn scrive «Il lupo ha ragione, il cannibale no!». Infatti nel lupo l’istinto di conservazione domina costantemente ogni manifestazione e la sopravvivenza è il risultato finale della costante lotta della bestia contro tutto quello che possa recarle danno. Se può essere opinabile l’applicazione dello stesso principio da parte dell’uomo, nel rapporto con la natura, è da condannare la sua determinazione di applicarlo nel rapporto coi propri simili. A questo punto “l’uomo cannibale” non ha più ragione».

Note editoriali Prima Edizione a copertina rigida in tela blu con titoli dorati al dorso; la sovracoperta illustrata è fuori dall’ordinario: sebbene sia assolutamente autentica, di solito è molto difficile trovarne una simile sul mercato. Opera di non immediata reperibilità. Stato di conservazione: Ottimo [nonostante i quasi 50 anni di età, il volume è strutturalmente conservato molto bene, la rilegatura ancora robusta, un ingiallimento della carta contenuto nella media, spigoli delle copertine abbastanza vivi; sono presenti sbiaditure o piccole macchie nella tela delle copertine rigide (solo estetiche e non gravi); la sovracoperta era un po’ compromessa ed è stata messa in sicurezza mediante scotch invisibile applicato dall’interno].

Informazioni aggiuntive

Peso 0,71 kg
Dimensioni 13 × 20,5 × 3,4 cm
Edizione

Anno di pubblicazione

Caratteristiche particolari

Formato

Genere

Soggetto

Lingua

Condition Very Good
Notes Nonostante i quasi 50 anni di età, il volume è conservato benissimo, la rilegatura ancora robusta, un ingiallimento della carta contenuto nella media, spigoli delle copertine non abrasi; sono presenti sbiaditure nella colorazione nera delle estremità del dorso, solo estetiche, ed un diffuso schiarimento della tela nera del cofanetto.