Isabelle Monod-Fontaine (a cura di), André Derain, Ed. SATE, 2006

Isabelle Monod-Fontaine (a cura di), André Derain, Ed. SATE, 2006

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Prima retrospettiva italiana su Derain da trent’anni a questa parte – con il concorso di alcuni tra i maggiori musei del mondo – con opere realizzate dal 1899 alla sua morte.

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Descrizione

Edizione SATE, Ferrara, 2006 Illustrazioni 89 tavv. e 53 figure a colori, 54 figure in B/N
N. Volumi 1 N. Pagine 350
Dimensioni 23,5 x 30,5 x 2,8 cm. Peso 2,05 kg.
Descrizione

N

ell’autunno del 2006, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, una retrospettiva dedicata ad André Derain (1880-1954) è stata l’occasione per riscoprire una figura chiave nella storia dell’arte moderna. Pioniere delle più audaci avanguardie artistiche del primo Novecento, dal fauvisme al cubismo, precursore del classicismo degli anni Venti e Trenta, Derain è stato celebrato nei primi decenni del secolo scorso come uno dei massimi artisti viventi, al pari di Matisse e Picasso.

La sua fortuna è tramontata, tuttavia, dopo la seconda guerra mondiale, soprattutto a causa dell’atteggiamento controverso assunto durante l’occupazione e della partecipazione a un viaggio di propaganda in Germania nel 1941, ed il silenzio critico è calato sulla sua opera.

Solo di recente alcune pubblicazioni scientifiche e una serie di importanti rassegne internazionali hanno riacceso l’interesse su Derain, restituendogli la statura di grande maestro del Novecento. In Italia, dove soggiornò nel 1921, Carlo Carrà riconobbe in lui un profondo conoscitore della cultura figurativa italiana. Fin dagli esordi Derain aveva infatti affiancato la più ardita sperimentazione formale allo studio appassionato dei maestri antichi, tracciando una strada che ebbe grande seguito in tutta Europa e anche in Italia. Ciononostante, pochissime mostre gli hanno reso omaggio nel nostro paese.

Questa rassegna, organizzata da Ferrara Arte in collaborazione con lo Statens Museum for Kunst di Copenaghen e curata da Isabelle Monod-Fontaine, è la prima retrospettiva dedicata in Italia a Derain da trent’anni a questa parte. Il generoso concorso di alcuni tra i maggiori musei del mondo ha permesso di ricostruire le diverse fasi del suo percorso creativo, dal 1899 alla data della sua morte. La selezione di opere giovanili con cui si apre la mostra racconta quel brevissimo volgere di anni in cui il pittore, bruciando le tappe, assimilò le conquiste degli impressionisti, di Van Gogh e di Gauguin, per approdare a quella rivoluzione nell’arte moderna che fu il fauvisme.

Prima avanguardia storica, all’alba del Novecento, il fauvisme ha sovvertito i canoni della rappresentazione classica e naturalistica per tradurre sulla tela, in un’esplosione di colori puri, l’universo delle emozioni che agitano l’animo dell’artista di fronte alla realtà. Una sequenza di capolavori accompagna il visitatore alla riscoperta di questa straordinaria stagione: I dintorni di Collioure (1905), che documenta l’incontro con l’abbagliante luce mediterranea e il sodalizio artistico con Matisse; Il ponte di Waterloo (1906), eseguito a Londra, sulle orme di Monet, per il celebre mercante d’arte Ambroise Vollard; o ancora un manifesto della vita bohémienne di Montmartre come Donna in camicia (1906), dipinto con colori dissonanti ed una grafia nervosa e caricaturale, che mettono a nudo l’indole felina e provocatoria della modella.

Il fascino occulto dell’arte primitiva, insieme alla grande lezione di Cézanne sono la chiave della successiva svolta di Derain. Essa trova espressione innanzitutto nella xilografia e nella scultura in pietra, di cui uno dei rari, bellissimi esempi è Nudo in piedi del 1907, una “Eva tahitiana” o indiana dai volumi appena sbozzati. Nelle nature morte e nei paesaggi del sud della Francia e della Spagna (1907-11), protagonisti della sezione successiva, il pittore sperimenta una semplificazione geometrica delle forme che affianca le prime ricerche cubiste degli amici Picasso e Braque.

La parte centrale della rassegna è dedicato ai ritratti e alle nature morte del cosiddetto “periodo gotico” (1912-14), maestose e ascetiche icone d’ispirazione medievale, che esercitarono una misteriosa seduzione su generazioni di artisti e poeti. Un nucleo eccezionale di prestiti provenienti da San Pietroburgo, Copenaghen, Parigi, Washington e New York.

Saggi di Isabelle Monod-Fontaine, Silvia Garinei e Chiara Vorrasi. Cronologia a cura di Isabelle Monod-Fontaine e Sibylle Pieyre de Mandiargues.

Note bibliografiche

Pubblicazione come catalogo di mostra (Settembre 2006 – Gennaio 2007), edita SATE (Ferrara) su Patrocinio della Cassa di Risparmio di Ferrara, del Comune di Ferrara e della Provincia di Ferrara, a copertina lucida rigida fotografica, titolata al piatto e al dorso; rilegata a filo; stampata su carta semi-lucida di alta qualità e grammatura; corredata da fotografie in B/N e a colori f.t. anche a tutta pagina.

Esaurita anche presso l’Editore, la si è vista in vendita anche in mesi recenti a cifre fino ad €75.

Stato di conservazione

Come Nuovo [non si notano danni, scritte, segni, strappi o usure particolari che vadano evidenziate; legatura compatta e robusta; copertine con spigoli netti e non abrasi e solo qualche lieve opacità da sfregamento ai piatti, trascurabile; coste ancora alquanto luminose].

Informazioni aggiuntive

Peso 2,05 kg
Dimensioni 23,5 × 30,5 × 2,8 cm
Edizione

Luogo di pubblicazione

Ferrara

Anno di pubblicazione

Caratteristiche particolari

Formato

Illustrazioni

Genere

Soggetto

Colore principale

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